Cronaca

Case Magno: assegnatari ancora con leggi del ’78 e ’84. Gli inquilini chiedono giustizia

LECCE-  Denunciano “il fallimento della politica” nella gestione delle Case Magno, alloggi di edilizia residenziale pubblica, appannaggio del Comune di Lecce. Il comitato di cittadini torna a protestare mostrando, carte alla mano, l’anomalia dei contratti di chi abita qui da una vita o poco meno. 

Ecco uno dei primi contratti stipulati. È del 1983, Sindaco di Lecce è Salvatore Meleleo. Il contratto si basa sulla legge 392/78 ed i primi inquilini sono entrati nell’82, con un concorso a bando chiuso. Venivano tutti per lo più da situazioni di sfratto, tant’è che erano stati ospitati in diversi alberghi o in altri appartamenti procurati dal comune.  In tutto gli appartamenti in viale della Repubblica, del cosiddetto complesso Magno, sono 140 (120 di proprietà del Comune e gli altri presi in affitto da Iacp a equo canone). La legge prevedeva che la durata della locazione non fosse inferiore ai 4 anni, con rinnovo tacito alla scadenza.

Nel 1984 arriva la legge 54, che prevede il calcolo del canone di locazione in base alle fasce di reddito. Con una delibera di giunta del 1988 (a cavallo tra l’amministrazione di Augusto Melica e quella di Francesco Corvaglia) , viene deciso di applicare la legge. Per molti inquilini indigenti, si riduceva dunque il prezzo dell’affitto da pagare e ne dava comunicazione l’assessore alla casa Angelo Mancarella, il quale inviò questa lettera agli assegnatari: “Lo scrivente è lieto di comunicare che il CO.RE.CO. (Il comitato di controllo) ha preso atto della delibera”.

La legge sul canone sociale, di fatto, prevedeva adeguamenti in base a 5 fasce di reddito e il canone oscillava da un minimo di 7.550 Lire ad un massimo di 50.000. Pare, però, che non si sia mai dato seguito a quella delibera: negli anni successivi, infatti, con diverse comunicazioni dall’ufficio casa, veniva comunicato agli assegnatari che avrebbero dovuto pagare le stesse somme mensili versate in precedenza. Somme rimaste dunque invariate per 32 anni. “E’ come se fossimo abusivi” -dicono oggi i residenti- “ma non certo per colpa nostra”.

E, in verità, non è così per tutti poiché, nel 2013, a qualcuno (più o meno ci dicono si tratti del 50-60% degli inquilini) sono stati adeguati i contratti, secondo i conteggi del Comune. Molti non si sono però presentati e nessuno è stato comunque messo in mora. Dunque al momento ci sarebbero almeno tre tipi di contratti in essere: alcuni basati su una legge del 1978, altri su una del 1984, altri ancora adeguati secondo la legge regionale del 2009. Per le famiglie indigenti, questo ha significato non godere di alcuni benefici, come per esempio l’accesso al fondo sociale.

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