Cronaca

Acque verdastre dal Perrino al Cillarese, inchiesta sugli scarichi sospetti

BRINDISI-  Odore pungente e colori dal celeste al verdastro: si sono presentati così i reflui che nell’ospedale Perrino di Brindisi scorrevano all’interno del canale di raccolta delle acque meteoriche. Di più: c’erano anche se non dovevano esserci, visto che, in un triplice blitz, i carabinieri del Noe di Lecce ne hanno accertato la presenza anche in giorni soleggiati e dopo diverso tempo dalle ultime piogge. Eppure, è solo a queste che è destinato quello scarico. Dove vanno a finire? Attraverso un canale di adduzione, direttamente nell’invaso del Cillarese, tra l’altro area sottoposta a vincolo naturalistico in quanto “Oasi di protezione della fauna”, e Sito di Interesse Regionale. Da lì, poi, le acque vengono convogliate nell’area del petrolchimico per il riutilizzo a fini industriali.

È su quegli scarichi sospetti che è stata aperta un’inchiesta, al momento a carico di ignoti. A coordinarla direttamente Marco Dinapoli, procuratore capo a Brindisi, dopo una segnalazione dettagliata che, al momento, sembra essere stata riscontrata in pieno: durante tre sopralluoghi del Noe, uno a fine dicembre e gli altri effettuati la scorsa settimana, che qualcosa non andasse è stato evidente. Quel canale interno all’ospedale doveva essere asciutto, non essendoci piogge. Tuttavia, il flusso era abbondante.

Arpa, giovedì scorso, ha già effettuato campionamenti per capire di che natura sono quei reflui e se e da cosa potrebbero essere contaminati. Si attendono i risultati delle analisi. Il timore è che, attraverso quello scarico, vengano messe in circolo acque inquinate e che queste arrivino poi al Cillarese, lungo il quale un anno e mezzo fa è sorto anche un parco urbano.

I dubbi, dunque, si concentrano tutti sull’ospedale. Al vaglio degli investigatori anche la possibilità che quello scarico non sia mai stato autorizzato. Si passa al setaccio la documentazione corposa già acquisita presso gli uffici della Provincia di Brindisi e della Asl, le comunicazioni intercorse tra gli enti, la struttura ingegneristica del Perrino, per capire quali settori sono collegati a quel canale e non dovrebbero.

Un’inchiesta che inizia a sbocciare e che riaccende il faro sul canale Cillarese, già interessato, a più riprese, da strani fenomeni di moria delle carpe e finito al centro, giusto lo scorso 7 gennaio, di nuovi accertamenti nel tratto di Mesagne, per il presunto sversamento di liquidi inquinanti al suo interno.

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