Politica

Sciopero generale, Piconese: “A Roma con Renzi, a Lecce con il sindacato”

LECCE- Le riforme di Renzi sono giuste, però, scendiamo in piazza con i sindacati che le contestano. Questa è la sintesi, un po’ grezza, della posizione che la segreteria leccese ha in merito allo sciopero generale indetto da Cgil e Uil. Lo sciopero segue la manifestazione nazionale del 25 ottobre, indetta dalla Cgil. Lo slogan dello sciopero è: “Così non va”.

Cgil e Uil criticano le proposte del governo sul mercato del lavoro e la politica economica, in particolare la riforma della pubblica amministrazione, il decreto delega sul lavoro conosciuto come Jobs act e la legge di stabilità. In merito all’invito rivolto ai Sindaci dai sindacati, il Segretario Provinciale PD afferma che “il  Partito Democratico salentino e i suoi sindaci, pur condividendo gli indirizzi del Governo Renzi, colgono l’invito di CGIL e UIL e parteciperanno alla manifestazione dello sciopero generale indetto per venerdì del 12 dicembre presso Piazza Umberto I a Lecce, poiché considerano importante il rapporto e l’interlocuzione col movimento sindacale”. Ma se per i sindacati “così non va”, per Piconese va eccome.

“Il Pd è impegnato nel processo riformatore avviato dal Governo di Matteo Renzi – spiega in un comunicato la segreteria provinciale – condividendo e supportando pienamente, sul piano politico e istituzionale, le iniziative legislative dell’attuale maggioranza parlamentare. Crediamo che all’interno della Legge di Stabilità, nel Jobs Act, nella riforma della pubblica amministrazione così come nell’impostazione generale della politica economica, ci siano elementi di innovazione che introducono nella vita del Paese una nuova fase di cambiamento, capace di migliorare radicalmente le condizioni reali dei cittadini e dei lavoratori”.

Quindi, cosa vanno a fare in piazza Umberto? Risponde alla chiamata dei sindacati anche il presidente della Provincia, Antonio Gabellone, che spiega che “essere in prima fila allo sciopero generale è un dovere di correttezza istituzionale, per rappresentare le incertezze e le paure di centinaia di dipendenti dell’Amministrazione, incerti sulla loro collocazione e sul loro futuro, davanti alle ipotesi, neanche tanto malcelate, di chiudere gli enti nel prossimo futuro”.

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