BARI-Se le società partecipate di Comune di Bari e Regione non si faranno carico di una parte di loro, a gennaio 45 di 64 dipendenti della Fiera del Levante saranno licenziati.
Questo il piano attualmente al vaglio dei vertici dell’Ente intenzionati ad alleggerire il peso più grande a carico del bilancio: il personale. Il tentativo da condurre fino a fine anno è la mobilità interna. L’intento è quello di smistare 31 lavoratori tra Apulia Film Commission, Amgas e prepensionamenti. Se non andrà in porto, via ai licenziamenti. Del resto, sino ad oggi, la Fiera del Levante è stata il paese della cuccagna per molti. Quattordici anni fa l’informata di 28 assunti in un sol giorno, per evitare l’illegittimità dei contratti precedenti.
Ma da allora la situazione è stata un crescendo: i dipendenti sono saliti a 67 su un fabbisogno effettivo di soli 15 lavoratori, i contratti di lavoro applicati non erano conformi al contratto nazionale del settore terziario ma erano personalizzati, dirigenti a gogò, straordinari a non finire che nel 2012 hanno toccato quota 212mila euro, accompagnati da bonus, superminimi e una tantum senza collegamento alcuno con i premi di produttività. E poi quella sperimentazione tutta fieristica dell’elargire lo straordinario anche ai dirigenti che percepivano un compenso di tutto rispetto.
Persino i custodi sono stati inquadrati con contratti superiori alla effettiva mansione, con la conseguenza che il responsabile della vigilanza ha un contratto da manager. Il costo del personale ammonta a 3 milioni e 600mila euro. Quest’anno, però, è stato ridotto alla metà grazie all’applicazione dei contratti di solidarietà. Ma ora sembra i tempi dorati sembrano finiti.
Intanto, in audizione nella Commissione consiliare, richiesta dal capoopposizione Zullo, è stata avanzata l’ipotesi di incrementare le iniziative durante tutto l’anno. 8 le fiere tematiche già in programma, come quella dell’agricoltura e della bellezza che richiamerà il più famoso Cosmoprof. “Tutto si può fare, ha ribadito il presidente dell’Ente, a patto che ci siano i soldi”. Prossimo passo, hanno ribadito i vertici, ripubblicare il bando per la privatizzazione, senza però questa volta modifiche politiche, visto l’esito del primo andato deserto.