Cronaca

Una condanna a 4 mesi e 4 assoluzioni per la morte di Gregorio Durante. “Sentenza vergognosa”

TRANI- “Una sentenza vergognosa. La vita di mio figlio vale solo quattro mesi”. La madre di Gregorio Durante, morto nel carcere di Trani, commenta così la sentenza per l’omicidio colposo di suo figlio: condannato a 4 mesi il dirigente sanitario del carcere Francesco Monterisi; assolti gli altri quattro imputati, tutti medici. La tesi sostenuta dalla difesa è che Gregorio simulasse. È questo l’epilogo di quello che è stato ribattezzato come il  “caso Cucchi” salentino.
La vita del giovane di Nardò si spense a 33 anni nella notte del 30 dicembre 2011, in una cella del carcere di Trani. Era detenuto perchè, durante il periodo in cui era sotto sorveglianza speciale, diede un ceffone ad un ragazzo. Gregorio è morto di una morte annunciata. Era malato, soffriva di crisi epilettiche violentissime ed il suo fragile equilibrio fisico era mantenuto dall’assunzione di due farmaci: il Gardenale ed il Tolep. Quest’ultimo, a Trani, la Asl non lo passava e dall’esterno ai parenti non era consentito portarlo in carcere.

Poi “lo imbottirono di farmaci” dice la madre. e, in pochi giorni, Gregorio divento’ un vegetale, portava il pannolone, non si reggeva in piedi, era sulla sedia a rotelle. Fu ricoverato e rimandato in carcere dove, per 3 giorni, fu messo in isolamento “per punizione”, perche’ pensavano fingesse. Le cartelle cliniche si fermano al 24 dicembre, che e’ anche il giorno in cui, per l’ultima volta, mamma e moglie lo videro vivo. In principio gli indagati erano 14, poi sono diventati 5. Tutti hanno scelto di essere giudicati con rito abbreviato. Ed ora è stata emessa la sentenza, secondo i parenti della vittima “vergognosa”. La pubblica accusa aveva chiesto 3 anni per il dirigente sanitario e per un altro medico, che più degli altri conosceva la situazione del giovane detenuto, per abbandono di incapace aggravato dalla morte di quest’ultimo, ma i giudici hanno deciso diversamente.

Gregorio e’ il figlio di Pippi Durante, che sta scontando 31 anni di carcere per l’omicidio dell’assessore comunale Renata Fonte. La mamma di Gregorio ha sempre detto che è giusto che ognuno paghi le proprie colpe. E che dovesse valere anche per l’omicidio -per lei volontario- di suo figlio.

Uno dei legali della famiglia, l’avvocato Francesco Fasano, attende ora le motivazioni della sentenza per poi pensare di ricorrere in appello. La moglie Virginia annuncia che non si arrenderanno, esigono giustizia.

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