LECCE- Lo sconcerto dei “Riformisti del Salento”, corrente minoritaria del Pd esclusa dalle liste, va in scena in una conferenza stampa organizzata all’ultimo istante in una caffetteria del centro storico di Lecce. Per la minoranza l’esclusione di Rampino dalle liste, con la scusa che si voleva impedire la furbata di blindarlo, consegnando solo un nome, è un «omicidio politico, un atto vile e antidemocratico che non sarà fatto passare tranquillamente».
Gli autoconvocati sono già a lavoro per portare la questione a Roma, «perché questa è solo la goccia che fa traboccare il vaso. «Prima di questo episodio c’è stato il commissariamento illegittimo di Diso, l’anomalia della Commissione di Garanzia che non è stata ancora costituita e una gestione antidemocratica del partito»- hanno spiegato gli autoconvocati. Manera si è giocato il loro voto: non vogliono dirlo a microfoni accesi i Riformisti del Salento, ma lo fanno capire quando annunciano che voteranno solo i candidati delle liste del Pd che saranno più in sintonia con la loro idea di provincia. Le accuse rivolte alla segreteria sono molto pesanti: «Vogliono solo posizionare qualche amico in vista delle regionali».
Alfonso Rampino annuncia che la segreteria provinciale sarà chiamata a dare spiegazioni ufficiali sull’accaduto: secondo il consigliere provinciale uscente, quella delle tre candidature, richieste da Piconese, che non sarebbero arrivate, è solo una scusa, perché c’erano altri autoconvocati in lista e il nome di Rampino rappresentava il territorio di Trepuzzi, che di fatto resta scoperto. Per la minoranza si apre una questione democratica, all’interno del partito, da risolvere con urgenza.
