Cronaca

Finita la latitanza di Rosa Della Corte: era in una villetta ad Anzio, in provincia di Roma

ROMA- Rosa Della Corte è tornata in carcere e alle 12,30 la sua latitanza è finita. La cattura è avvenuta in una villetta al mare di Tor San Lorenzo, località turistica di Anzio in provincia di Roma. Alla vista dei carabinieri ha finto di non essere italiana, poi si è arresa all’evidenza.

Il mini pool di investigatori , carabinieri di Maglie, Polizia Penitenziaria e Squadra Mobile di Reggio Emilia che le stava alle calcagna in questi giorni ha seguito le tracce lasciate dal suo telefono, intercettando una sim card attivata qualche giorno prima della fuga, intestata ad una persona al di sopra di ogni sospetto, ma comparsa all’improvviso, con frequenza, nel traffico telefonico di un parente di Rosa.

Individuando le celle telefoniche e servendosi della moderna tecnologia i carabinieri, guidati dal Capitano Luigi Scalingi e dal Tenente Rolando Giusti, sono arrivati a lei. Ad incastrarla un’ultima telefonata nella quale chiedeva al parente di farle una ricarica.

Era in compagnia di un romeno conosciuto da poco e diventato il suo compagno. Lorenzo Trazza, il fidanzato salentino che l’aveva accompagnata nella fuga era ormai un ricordo. Lo aveva sostituito con lo straniero che le offriva ospitalità e che la manteneva. Sola, senza un euro in tasca, aveva bisogno di qualcuno che si occupasse di lei. Contando sulle sue capacità seduttive aveva cominciato una convivenza, secondo i carabinieri di comodo.

Il suo profilo psicologico lo ha tracciato il dottor Secci, a capo della Polizia Penitenziaria di Borgo San Nicola: scaltra, introversa, poco socievole, Rosa Della Corte tendeva ad isolarsi dalle altre detenute. Un’apparente buona condotta che le aveva fatto guadagnare nel tempo la fiducia dei sorveglianti tanto da essere premiata con dei permessi che le permettevano di tornare dalla madre malata.

Probabilmente progettava il piano di fuga da tempo, nonostante nel 2017 la sua pena sarebbe finita, e ancora prima, probabilmente, avrebbe potuto beneficiare della detenzione domiciliare.

A Borgo San Nicola era arrivata nel 2011 con 8 anni di carcere già sulle spalle. A 18 anni aveva ucciso il suo fidanzato, delitto per il quale si era sempre professata innocente.

Lorenzo Trazza lo aveva conosciuto durante un colloquio in carcere. Lui era venuto a trovare la sorella, compagna di cella di Rosa. Era cominciata una relazione epistolare che si era poi concretizzata in un vero rapporto durante i permessi premio. Le lettere Rosa le aveva fatte sparire, il giovane di muro invece le aveva conservate. Gli inquirenti, coordinati dal pm stefania mininni le hanno lette una per una. Rosa chiedeva sempre al ragazzo di buttarle via. Voleva eliminare ogni traccia, si era disfatta anche dei documenti.

La posizione del romeno, così come quella di altri parenti della 29enne, è ora al vaglio degli inquirenti, potrebbe rispondere di favoreggiamento o di concorso nella latitanza. Rosa è stata riportata in carcere, questa volta a Rebibbia. Il suo un gesto incomprensibile, a detta di tutti, si è giocata l’ultima possibilità di vivere, lontano dal carcere, la sua giovinezza.

 

Mariella  Costantini

CONFERENZA CC

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