Cronaca

Matino: ossa umane in un pozzo. Forse sono di Ivan Regoli. La moglie ha riconosciuto la maglietta

MATINO- Un teschio e altre ossa, tirati su da un pozzo. Erano in una rete e c’erano anche i resti di alcuni indumenti. La scoperta choc è avvenuta nelle campagne di Matino, in contrada S. Anastasia, sulla strada che porta a Gallipoli, in un terreno privato in cui ci sono una casa in costruzione ed un piccolo pozzo. È stato il proprietario, che ha acquistato il terreno tre mesi fa, a fare il macabro ritrovamento: qualcosa si era inceppato nel sistema di irrigazione ed è allora che ha tirato su la rete. Un ritrovamento che ha fatto andare immediatamente il pensiero a Ivan Regoli, scomparso da Matino il pomeriggio del 12 settembre 2011 all’età di 29 anni.
Sul posto la polizia, i carabinieri -sono questi ultimi a portare avanti le indagini con i colleghi della scientifica- ed i vigili del fuoco del nucleo SAF (Speleo Alpino Fluviale) che si sono calati nel pozzo per recuperare le ossa, cercarne altre e, magari, recuperare anche un’arma.

Sul posto è stata accompagnata la madre di Regoli, per mostrarle gli indumenti tirati fuori dall’acqua, per chiederle se riconoscesse gli abiti del figlio.Sono stati recuperati una maglietta, dei pantaloncini ed uno slip. Ma lo stato in cui sono non permette di stabilirne con esattezza il colore originale, sono ricoperti di fango. Quando Ivan è scomparso indossava una maglietta nera con un disegno viola, un paio di bermuda neri e delle scarpe da ginnastica.Ivan Regoli

La madre, Antonella Rizzo, in preda alla disperazione, non ha trovato alcun riscontro sui vestiti che le hanno mostrato i carabinieri; ma l’altro figlio -il fratello di Ivan- sembra aver riconosciuto i pantaloncini, da una cordicina che permette di stringerli ai polpacci. Ma il sì più incisivo è arrivato dalla moglie di Ivan, che ha riconosciuto la maglietta, perchè gliel’ha regalata lei.

Troppo poco per dare per certo che i resti siano proprio di Ivan, sarà necessario eseguire l’esame del Dna. Resta il dolore di una madre che da sempre chiede giustizia e che si è opposta, insieme al suo avvocato Luca Laterza, riuscendo nell’intento, all’archiviazione del caso.

L’inchiesta per omicidio e occultamento di cadavere ha sempre contato un unico indagato, un lontano cugino: Antonio Coltura, di Parabita. È il suo nome che ha gridato la signora Antonella, arrivando sul luogo del tragico ritrovamento. Ma quando, durante le indagini sulla scomparsa, i carabinieri perquisirono ed analizzarono l’auto di Coltura in cerca di tracce di sangue, non trovarono nulla.

Un cenno alla scomparsa del giovane di Matino venne fatto anche da un collaboratore di giustizia, ma le indagini si arenarono, in mancanza di novità ed elementi di rilievo.

La signora Antonella ha sempre lanciato lo stesso appello: “Ridatemi il corpo di mio figlio”. Lo ha scritto sui manifesti, lo ha urlato in televisione. Perchè era certa che il suo Ivan non ci fosse più, anche se ha sempre continuato a festeggiarne il compleanno. Ora, la possibilità che abbia almeno questa consolazione c’è ed è legata ad un esame di laboratorio.

 

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