Politica

Il Pd cerca la sintesi per le primarie. Scoppia la guerra per la “poltroncina” della provincia

LECCE- Nella segreteria regionale del Pd si discute sulle candidature da presentare alle primarie del 30 novembre: meglio una pluralità di candidati o uno solo per sfidare Stefano o Vendola? Più candidature rischiano di togliere voti al candidato democratico, una frammentazione dell’elettorato che rischierebbe di avvantaggiare il candidato di Sel. Nel Pd in campo ci sono sicuramente Emiliano e Blasi.

L’ex segretario regionale ha stretto un accordo con Minervini per una candidatura alternativa a quella dell’attuale guida dei democratici. Però non è esclusa la candidatura di Elena Gentile, mentre è già al tramonto quella del presidente della Mer Mec, Vito Pertosa, che i renziani ostili a Emiliano avrebbero voluto far scendere in campo. Nelle ultime ore qualcuno ha tirato fuori perfino la candidatura di Bray per le primarie: ipotesi poco realistica per molti.

Quest’anno le regionali saranno una vera guerra, sia a destra che a sinistra, tra parlamentari e consiglieri provinciali con una voglia di ricollocarsi. Lo svuotamento delle province ha già scatenato le trattative. In Regione ci saranno 20 consiglieri in meno: i posti sono limitati e ci vorranno molte risorse per una campagna elettorale difficilissima. Qualcuno, nel frattempo, per non restare senza cariche ha già cominciato l’ “assalto alla poltroncina”: nei partiti si tratta spasmodicamente sui nomi da portare avanti nelle nuove province. Nonostante Renzi sia determinato a cancellare l’ente con una riforma costituzionale in poco tempo, il posto di presidente e di consigliere di una provincia svuotata fa ancora gola, anche se non retribuito. Nel Pd c’è chi propone addirittura le primarie per la poltrona di presidente della provincia.

Una consultazione che per il segretario provinciale Salvatore Piconese sarebbe inaccettabile. Nel decreto legge Delrio era prevista l’elezione solo dei sindaci, poi un regolamento ministeriale ha esteso l’eleggibilità a presidente della provincia anche ai consiglieri, una specie di contentino per una classe politica da ricollocare.

A sinistra i possibili presidenti sono Piconese e Durante, a destra c’è l’ipotesi del Gabellone bis, altrimenti sarebbe pronto Gianni Stefano, sindaco di Casarano. I sindaci del centrosinistra, come Fiore e Montagna, hanno chiesto che si avvii un dibattito sulle provinciali: più partecipazione per non decidere i nomi al chiuso della segreteria. “Sono pienamente d’accordo con quanto espresso dai sindaci, una posizione chiara e condivisibile- afferma il capogruuppo leccese del Pd, Paolo Foresio, che parla di un partito bloccato alle vecchie logiche pre – renziane. “Il tempo delle scelte fatte nelle stanze del potere è finito, questo è il tempo del coinvolgimento”- conclude. La battaglia per la “poltroncina” continua.

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