CronacaPolitica

Soppressione Tar: pronto il ricorso della Provincia, mentre continua la battaglia parlamentare

LECCE- La battaglia per salvare il Tar di Lecce continua, su tutti i fronti, da quello giuridico a quello politico. La Provincia di Lecce, sollecitando l’intervento coordinato anche delle amministrazioni di Brindisi e Taranto, con una formale deliberazione della Giunta affida all’Avv. Pietro Quinto l’incarico di esperire ogni iniziativa sia in sede stragiudiziale che in sede giurisdizionale per contrastare il provvedimento di soppressione. L’amministrativista ha accettato la sfida a titolo gratuito.

La vera battaglia dal punto di vista legale comincerà quando verrà emanato il decreto attuativo del presidente della Repubblica: massimo entro il 15 settembre, quindi, sarà messa in pratica la soppressione. Solo dopo l’emanazione del decreto presidenziale si potrà fare ricorso al Tar del Lazio per impedire la chiusura della sezione staccata leccese. Intanto, per non restare immobili, è stata inviata una memoria alla Commissione Affari Costituzionali del Senato, presieduta dal deputato Francesco Paolo Sisto, presso cui è stato avviato l’esame del decreto legge, prima della sua trasmissione in aula per la conversione. Nella memoria sono stati illustrati tutti gli elementi di fatto e di diritto che dimostrano la irrazionalità del provvedimento di soppressione della sezione salentina del TAR: in poche parole, è facilmente dimostrabile che non c’è un vero risparmio di spesa e il provvedimento non rende più efficiente la giustizia amministrativa.

Il Tar Lecce copre tre province: nel 2014 ha esaminato 1.403 ricorsi, contro i 770 di Bari, senza contare che la sede leccese costa solo 25 mila euro all’anno, contro il milione di euro della sede barese.

Renzi, però, ha in pugno la maggioranza del Parlamento e va avanti con determinazione nella battaglia alla Camera per la conversione in legge del decreto che sopprime le sedi staccate dei Tar. Forza Italia ha provato a fermare il caterpillar renziano con la questione pregiudiziale di costituzionalità: il capogruppo Brunetta e e il presidente della Commissione Bilancio Palese hanno tentato di bloccare le chiusure di alcune sedi in questo modo.

La maggioranza, però, è convinta della costituzionalità del decreto, quindi la battaglia si sposta in commissione. Rocco Palese ha spiegato in aula che non sussistono i requisiti di necessità e urgenza che hanno spinto il governo a emanare il decreto legge: l’obiettivo di risparmio e di perequazione non rientra nei presupposti previsti dall’articolo 77 della costituzione. Intanto, cresce la preoccupazione dei circa 20 dipendenti del Tar leccese, che oggi si sono riuniti insieme ai sindacalisti per chiedere chiarimenti sulla loro sorte.

“Questo decreto legge ha una procedura d’urgenza che non è comprensibile, in quanto il Tar di Lecce non più essere chiuso con un provvedimento governativo- spiega Laura Indini, rsu Cisl del tar di Lecce- speravamo che Napolitano non firmasse il decreto legge. Ci troviamo con una procedura d’urgenza, senza che sia stata avviata una procedura di mobilità”. Ci sono le norme sul lavoro con cui fare i conti: prendere servizio a Bari, significa spostarsi di 150 chilometri, insieme a tutti i fascicoli. Il Tar barese dovrebbe anche accollarsi l’enorme contenzioso leccese: un contenitore più piccolo dovrebbe inglobare un contenitore più grosso. Misteri della fisica da risolvere.

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