LECCE- “Bisogna costruire grandi equipe, basate sulla multidisciplinarietà, e strumentazione costantemente aggiornata”. Santantonio ribadisce il concetto: la radioterapia a Lecce può diventare un fiore all’occhiello solo se si percorre questa strada, visto che è già un importante centro nell’applicazione delle tecniche speciali. “Tecniche che la Regione Puglia non contempla ancora, perché, nonostante le mie lettere, non ha aggiornato il nomenclatore tariffario”- spiega il primario della radioterapia pubblica leccese. Il quadro di radioterapia a Lecce e chiaro: gli strumenti sono obsoleti, gli acceleratori lineari risalgono al 2000 e non sono aggiornati. Nel 2006 c’è stata le rivoluzione del True Beam, della Varian, poi è nata la concorrenza, Electa, che costa anche di meno. Ma gli acceleratori lineari di ultima generazione non bastano: bisogna costruire equipe valide e reparti con tecnologie all’avanguardia per portare Lecce nella sanità di serie A.
Oggi, i salentini, di fronte a problemi gravi come tumore al cervello, angiomi e altro, preferiscono ancora i viaggi della speranza: si sentono più sicuri rivolgendosi al Besta di Milano o all’Humanitas. Tutto questo ha un costo: perché gli interventi dei salentini in Lombardia li paga la regione Puglia. Sicuramente sarebbe meglio avere reparti all’avanguardia.
L’Asl ci prova e prepara il bando per l’acceleratore lineare di ultima generazione: lo acquisterà dalla concorrenza perché il True Beam cista 5 milioni e la Regione ne ha messi a disposizione solo 2 milioni e 700 mila. Ma il problema non è risolto: chi non è un profano sa che bisogna costituire un gruppo multidisciplinare di specialisti di alto livello, oltre a investire nell’aggiornamento di un reparto in difficoltà: allora sì che si potrebbe parlare di svolta vera. La domanda è quanto tempo dovrà passare ancora prima che la nostra sanità abbia le stesse opportunità di quella del nord?
