Politica

Fitto rivendica le primarie, ma Berlusconi fa leva sui No del “cerchio magico”

LECCE- La partita di Raffaele Fitto è da far tremare le vene ai polsi, e l’esito è legato anche e soprattutto al ridisegno delle geometrie interne in Forza Italia. Se nel periodo antecedente la scissione di Nuovo centrodestra, l’ex ministro rappresentava il guardaspalle del Cavaliere in chiave anti Alfano, oggi il lealismo pro Berlusconi è linea incarnata dal cosiddetto “cerchio magico” dei Toti, delle Rossi, delle alternativamente fedelissime Santanché che intende stoppare in ogni modo il Fitto impegnato a far pesare oro le 284mila preferenze raccolte alle europee.

Berlusconi sa di non poter prescindere dalla dote dell’ex governatore pugliese, indispensabile per non far precipitare gli azzurri, anche al Sud, nel fossato elettorale scavato da PD e 5 Stelle, ma nel momento in cui Fitto sferra l’attacco per ribaltare le logiche di selezione nel partito, Berlusconi torna sulle frequenze consuete: di contrasto aperto a primarie, strutturazione territoriale, legittimazione dal basso, da sostenitore storico del movimento leggero, rappresentato non troppo capillarmente da club e nuclei di supporter.

Polverini, Ravetto, Carfagna e Capezzone sostengono il ras magliese nella scalata ai vertici azzurri, ma sui mal di pancia berlusconiani per il metodo dell’avanzata di Fitto fanno leva i suoi detrattori, timorosi che il ricco bottino elettorale portato a casa dall’ex responsabile degli affari regionali possa costringerli all’angolo.

I margini effettivi – e gli sviluppi costantemente in divenire – del lavoro ai fianchi del Cavaliere da parte del già governatore di Puglia determineranno la scelta tra la permanenza a Montecitorio e il trasferimento a Bruxelles, bivio che esprime effetti politici agli antipodi: Fitto resterà a Roma se l’assalto ai vertici della piramide potrà riuscire nello spazio di un breve periodo (magari concretizzandosi nella richiesta più spinta di primarie per decidere il coordinatore nazionale); al contrario spiccherà il volo per il Belgio se sarà costretto a spendere molto più tempo ed energie per la conquista del timone nazionale del partito.

In quota moderati intanto arriva l’appello del coordinatore pugliese di Nuovo centrodestra, il sottosegretario al Lavoro Massimo Cassano, che si rivolge allo stesso Fitto e al presidente della provincia di Bari Schittulli chiedendo che nei prossimi dieci giorni l’attenzione si concentri esclusivamente sul ballottaggio nel capoluogo regionale, perché il candidato del centrodestra Domenico Di Paola possa ribaltare l’esito del primo turno largamente a favore di Antonio Decaro. “E’ un’operazione difficile, ma non impossibile – sottolinea -. C’è un margine di recupero determinato dagli indecisi e da chi ha disertato le urne”.

Sul versante opposto, si riverberano sulle forze al centro e alla sinistra del PD gli effetti del ciclone Renzi: se la voce dei montiani ai quali il premier ha teso una mano è stata pressoché silenziata dallo 0,7%, debacle che ha indotto alle dimissioni il segretario Stefania Giannini, l’amo gettato dal primo ministro in direzione SEL (reduce da un partita elettorale in cui l’apporto del partito vendoliano al 4% raccolto dalla lista Tsipras emerge in chiaroscuro) non poteva non creare dibattito e contraccolpi, con il capogruppo alla Camera, Gennaro Migliore, che guarda in direzione PD e alla nascita di un contenitore unico del progressismo italiano, e Nicola Fratoianni, oggi deputato ed ex assessore regionale della giunta Vendola, strenuo difensore della autonomia di SEL.

Il governatore ribadisce che Sinistra ecologia elibertà è sinistra di governo e non nel governo, mediando tra le due anime. Lo stesso Fratoianni oggi prova a gettare acqua sul fuoco ribadendo di non essere d’accordo con le posizioni di Migliore ma puntrualizzando: “Non siamo alle prese con una conta interna. Abbiamo cultura di governo che non si limita a una dimensione di denuncia. Pur tuttavia confermiamo la lnostra linea di opposizione nell’alveo di un diualogo interno che continua. Come dire: “Ora bene così. Vedremo SEL come reagirà alla scossa provocata da un prossimo invito che recherà sulla busta il simbolo, al 40%, del Partito democratico”.

 

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