UGENTO – Lo scorso 21 maggio la Suprema Corte di Cassazione si è pronunciata confermando la condanna a 27 anni di reclusione, ieri sono giunte le manette. Enza Basile, 54enne di Ugento, è stata arrestata dalla polizia per l’omicidio del marito, Luigi Cera, compiuto nel giugno 2004.
Gli agenti hanno eseguito un ordine di carcerazione emesso dalla Procura della Repubblica di Lecce.
Era il 14 giugno del 2004 quando il marito fu trovato in unna pozza di sangue, agonizzante nel suo letto. Morì il giorno dopo in ospedale per le conseguenze delle ferite d’arma da fuoco. Un probabile suicidio, compatibile anche con l’esito dell’autopsia, tanto che il pm inquirente chiese l’archiviazione.
Si opposero i parenti, il figlio della vittima e di Enza Basile e il fratello di Cera. Il gip Scardia dispose l’imputazione coatta. Un suicidio anomalo che destò subito sospetti e che non convinse nessuno, in primo luogo i parenti.
L’avvocato Roberto Bray portò avanti le loro ragioni: impossibile che Luigi si fosse suicidato, i sospetti ricaddero sulla moglie. La conferma arrivò dalla prova dello stub, negativa sulle mani dell’uomo, dalle incertezze della donna nella ricostruzione dei fatti, da quell’arma sparita e poi ritrovata chiusa in cassaforte. E poi una serie di altri indizi : il prossimo arrivo degli arretrati di una pensione che cera aveva detto chiaramente di non voler dividere con la moglie, e una lettera tra la donna ed un’amica nella quale si pianificava l’omicidio.
Enza Basile, difesa dall’avvocato Silvio Caroli, si è invece sempre professata innocente. Ma la condanna a 27 anni , in primo grado, in appello e ora in cassazione, le ha dato torto. Il figlio Giacomo e il fratello della vittima Antonio saranno risarciti rispettivamente di 800 e 200 mila euro.