BARI- Nichi Vendola non diffamò Raffaele Fitto nell’intervista rilasciata nel 2009 al quotidiano spagnolo El Pais. È quanto ha stabilito il gup del Tribunale di Roma, che ieri ha pronunciato sentenza di non luogo a procedere, perché ‘il fatto non sussiste’.
Fitto, all’epoca ministro per gli Affari Regionali, sollevò la questione ai primi di settembre del 2009, chiedendo a Vendola di smentire quanto dichiarato, che testualmente recitava: “Fitto, il suo aiutante Greco e Tarantini sono tutti figli di papà senza la minima cultura istituzionale, che hanno utilizzato una relazione distorta con le donne, il potere e la Chiesa, per occupare il territorio. Hanno formato la cupola di una criminalità dal colletto bianco che ha sostituito la mafia”.
Vendola inviò una lettera a Fitto scrivendo, tra l’altro, che “ciò che mi viene attribuito tra virgolette non è la registrazione fedele del mio pensiero”. Fitto sporse comunque querela.
Ieri, infine, la sentenza di proscioglimento da parte del gup del tribunale di Roma. Annuncia impugnazione “immediata e doverosa” il deputato Francesco Paolo Sisto, legale di Fitto: “Dopo averci insegnato – ha detto Sisto – che un presidente di Regione, quando il presidente della Regione è lui, può, senza rischio alcuno, far riaprire i termini di un concorso pubblico per consentire ad un candidato poi di vincerlo, oggi Nichi Vendola spiega al mondo del diritto che quando lui accusa qualcuno di appartenere a cupole criminali/mafiose, senza che questo sia vero, non è diffamazione”.