CronacaPolitica

Ddl “Svuota province”, i partiti contestano: “Risparmi solo sulla carta”

ROMA- Un travaglio durato mesi, un percorso accidentato anche in Aula, ma alla fine grazie alla fiducia posta proprio per evitare un nuovo stop, il ddl “Svuota Province” incassa la fiducia del Senato. 160 si, 133 no. Una fiducia che perde pezzi rispetto alle precedenti votazioni.

Ma tanto basta a Palazzo Madama per dare il via libera al maxi emendamento che ora tornerà alla Camera dopo le modifiche apportate nella travagliata commissione. L’approvazione a Montecitorio dovrebbe arrivare entro la prossima settimana per evitare il rischio di un ingorgo normativo. Il ddl, in estrema sintesi, prevede oltre alla nascita delle città metropolitane in Puglia Bari, e fusione dei comuni, anche la sostituzione delle giunte e consigli provinciali con assemblee di sindaci del territorio della vecchia provincia.

Il premier Renzi tira un sospiro di sollievo annunciando che da questo momento ci saranno 3000 indennità in meno ai politici; esulta il sottosegretario Delrio che, da padre del provvedimento, parla di un Paese da ora più semplice e capace di dare risposte. Non più elezioni per le province e dopo 30 anni le città metropolitane. 

Ma l’esultanza non è di tutti. A cominciare dai presidenti di Provincia. Antonio Gabellone si dice perplesso. “Si è inteso mandare a casa -dice parafrasando i termini usati in queste ore nei palazzi romani- 3000 esponenti politici aumentando, però, contestualmente il numero dei consiglieri comunali? Mi auguro che tutto ciò corrisponda ad una razionalizzazione dei servizi e ad un risparmio reale. I dati che Upi e Corte dei Conti hanno – continua il numero uno di Palazzo dei Celestini – sono diversi dal governo.. Saranno i prossimi mesi che ci consentiranno di comprendere se ciò che è stato fatto è positivo o si rivelerà un errore”.

Più netto il parere del senatore pentastellato Maurizio Buccarella: “E’ un’operazione di immagine, spiega, perché non abolisce le province, il messaggio che passa non è veritiero. Oltretutto, continua, se e quando la riforma andrà a regime, a fronte della diminuzione dei consiglieri e assessori provinciali c’è un aumento esponenziale dei consiglieri e assessori comunali. Le città metropolitane, oltretutto, sono un accentramento di potere che non ci lascia tranquilli. Ultimo passaggio è la fiducia posta sul maxi emendamento, segno di debolezza”.

Una riforma truffa anche per il vice presidente nazionale del Mir Paolo Pagliaro: “Non ci sarà alcuna riduzione dei costi, dice, anzi, si aggiungeranno 32 mila poltrone in più. Le Province vanno abolite completamente e vanno riviste le Regioni. Cosa peggiore e’ che la parte relativa alle citta’ metropolitane istituira’ cittadini di serie A ed altri di serie B, senza alcun criterio condiviso. Tuttavia, e’ una scossa, un primo passo che apre le porte ad una nuova consapevolezza: la necessita’ di una riforma organica del Titolo V…La proposta che condividiamo con la Societa’ Geografica Italiana rappresenta la chiave di volta per rilanciare lo sviluppo e garantire ai cittadini uno Stato serio. Non si puo’ assistere ancora agli sperperi della politica corrotta anche moralmente, cosi’ come al moltiplicarsi di enti inutili e carrozzoni, tanto cari alla vecchia politica che ne fa dei poltronifici elettorali. Non comprendiamo come si possano mortificare le istanze non solo salentine, ma di altre comunita’ italiane che chiedono di essere riconosciute nelle loro peculiarita’. La battaglia, pero’, non e’ finita: 36 Regioni a statuto speciale, con dei controlli rigidissimi sulla spesa, l’abolizione di tutti gli enti inutili che divorano i soldi dei cittadini, l’autonomia amministrativa e la semplificazione burocratica. Sono queste le misure urgenti che non ci stancheremo di proporre. Oggi e’ arrivato il momento in cui la politica deve dire da che parte vuole stare: se continuare a rosicare l’osso di un Paese stremato o mettere in campo le migliori idee per guardare al futuro con una speranza nuova- conclude Pagliaro- Noi non smetteremo di lottare: c’eravamo ieri, ci siamo oggi e ci saremo domani. Col Salento nel cuore”.

Chiude il cerchio il leader di Sel Nichi Vendola che reputa la richiesta sistematica al voto di fiducia dimostrazione di una maggioranza che ha poca fiducia in se stessa. E sempre Sel, in Aula, esprimendo il voto contrario, ha sottolineato proprio questo che sul ddl di riordino delle province, in assenza di ostruzionismo porre la fiducia rivela impietosamente la fragilità di questa maggioranza. Sel, tra l’altro, aveva appoggiato la pregiudiziale costituzionale presentata dal Movimento 5 stelle respinta dall’aula per soli 4 voti.

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