FRANCAVILLA- Esempio principe di sperpero di denaro pubblico, il centro di carico intermodale di Francavilla Fontana non è solo costato alla Comunità decenni di promesse mai mantenute circa occupazione e opportunità. Ma anche, più recentemente, circa un milione di euro prelevati idealmente dalle casse comunali per essere trasferiti in quelle della Regione Puglia che, a specifica richiesta di “risarcimento” per la mancata attivazione dell’infrastruttura, si è vista accontentata dal commissario straordinario Maria Rita Iaculli. Scatenando, però, il consigliere regionale Euprepio Curto che ha accusato il viceprefetto di “masochismo”.
“La regione in più circostanze e più sedi – ha dichiarato l’ex senatore, ha confermato di non procedere ad alcun recupero coattivo della non modica cifra ove dovesse individuarsi una credibile ipotesi di recupero e rilancio della struttura. Nessuna ulteriore polemica con la dottoressa Iaculli, ma un cortese invito ad una più opportuna ponderazione di atti e fatti le cui conseguenze potrebbero incidere, e non positivamente, sul futuro di Francavilla Fontana”.
Ma l’accordo tra Comune e regione è già stato fatto. E la Iaculli, intercettata fortuitamente e nella penombra all’interno di un teatro durante l’intervallo di uno spettacolo, incalzata sull’argomento non si sottrae alla domanda e risponde all’attacco di Curto.
“Non si è trattata di una scelta – ha detto il commissario – ma di un adempimento necessario e obbligatorio visto che la Regione ci ha chiesto la restituzione della somma e ha pronunciato un’azione legale per ottenere la restituzione del denaro. Il mio obiettivo – ha precisato così la Iaculli – è stato quello di non aggravare il bilancio eventualmente colpito da una riscossione complessiva”.
Insomma, per evitare spese ancora maggiori, meglio un accordo che non influisca, per modalità di pagamento rateale, con i vincoli del patto di stabilità. Quel che appare certo è che nonostante i decenni, il centro di carico intermodale continui a far parlare di sè. Tra razzie, vandali, ladri di rame, spese per guardiania e promesse circa la sua attivazione, più che una “storia italiana”, l’interporto è ormai entrato nel mito.
Tra promesse mai mantenute che agli occhi della comunità appaiono come mostruose fiere, dalla testa di Leone e la coda di serpenti.