Cronaca

Nuovi cumuli di posidonia e nessuno smaltimento: è sequestro bis

SAN CATALDO-  Tornano i sigilli sui cumuli di posidonia lungo la darsena di San Cataldo. Da quando, lo scorso 18 aprile, sono state messe sotto chiave dai carabinieri del Noe di Lecce, nulla è cambiato. Nonostante promesse e progetti, non solo le montagne di alghe sono rimaste lì, ma sono quasi raddoppiate.

Ai 20 mila mc già oggetto di sequestro se ne sono aggiunti altri 15 mila, frutto del nuovo dragaggio effettuato nel porticciolo nel mese di dicembre. Questo hanno appurato i militari del Nucleo operativo ecologico, che nei giorni scorsi hanno acquisito, presso gli uffici di Palazzo Carafa, tutta la documentazione relativa al nuovo affidamento da oltre 90mila euro, fatto nei confronti della stessa ditta che ha operato la scorsa volta. Nessuna differenza nelle modalità: la posidonia dragata con i mezzi meccanici è stata nuovamente depositata lì, accanto all’altra, che pure doveva già essere smaltita.

E dire che a seguito dei precedenti sigilli, il Comune aveva ottenuto il dissequestro, motivando l’istanza con la necessità di ripulire le banchine della darsena. Ecco perché i carabinieri, dopo le segnalazioni ricevute dai cittadini, hanno deciso d’iniziativa di procedere con un nuovo sequestro preventivo d’urgenza, contestando lo stesso reato della volta precedente: gestione illecita di rifiuti pericolosi e non.

Alle foglie di posidonia, d’altronde, continuano ad essere impastate sabbia, batterie al piombo esauste, pneumatici, vetro, lattine in plastica, legno, sacchetti della spazzatura, ritrovate di nuovo, come lo scorso aprile, quando furono le nostre telecamere a denunciarne la presenza.

Insomma, la situazione pare essere nel frattempo peggiorata, dopo il pasticcio burocratico che ha impigliato l’iter di smaltimento dei cumuli che per legge possono essere utilizzati per il ripascimento dei lidi o smaltiti in discarica entro 12 mesi. Quella posidonia, secondo le intenzioni, avrebbe dovuto essere utilizzata per ricostituire le dune di Torre Veneri. Ma, anche perché era in corso un’altra inchiesta della Procura su quel poligono, è stato necessario effettuare in via preliminare le analisi per la caratterizzazione, indispensabile per capire se i materiali siano o meno inquinati oppure no.

L’Ufficio Ambiente, dunque, a settembre ha chiesto un preventivo all’Università del Salento, ma l’Ufficio Patrimonio ha contestato la procedura, perchè per legge, in casi come questi, dev’ essere richiesto prima ad Arpa Puglia. Dunque, s’è dovuto rifare tutto daccapo, sono slittati i tempi e, nel frattempo, si è pensato bene di ricollocare lì il nuovo materiale dragato. Arrivare ad un nuovo sequestro, a questo punto, sembra sia stato più che scontato.

Articoli correlati

La crisi? Si affronta mettendosi in proprio. Crescono le partite Iva

Redazione

Tragedia all’alba sulla Taranto-Martina Franca: muore a 24 anni schiantandosi contro un bus fermo

Redazione

Evasione milionaria: istituto di vigilanza sconosciuto al fisco

Redazione

Estorsione e tentato omicidio: 8 in manette, nel mirino un imprenditore

Redazione

Operaio Ilva licenziato, Usb: “Azione politica”.Sindacato pronto alla lotta

Redazione

Suicidio studente 28enne, la Procura apre un’inchiesta

Redazione