MESAGNE- Tutto è partito dalle dichiarazioni di Ercole Penna, già esponente di spicco della sacra corona unita brindisina, ma da tempo collaboratore di giustizia. È stato lui stesso ad indicare Antonio Centonze, 46enne di Brindisi, quale affiliato al clan di Santo Vantaggiato prima, e a quello di Pasimeni-Vitali-Vincenti poi.
Le indagini della DIA di Lecce hanno fatto il resto. Gli accertamenti ed i riscontri sulla sua attività hanno permesso agli uomini della direzione investigativa antimafia di appurare una sproporzione fra i beni riconducibili a lui, ed alla sua famiglia, ed i redditi in realtà dichiarati.
Tutto questo ha portato al sequestro di immobili, quote sociali, polizze di pegno e conti correnti bancari per 600 mila euro. Ex contrabbandiere, referente del clan dei mesagnesi, già condannato per mafia dopo l’operazione Cerbero ed in primo grado dopo le operazioni Last Minute e Die Hard, Centonze, era diventato, di fatto, l’amministratore di una società edile. In realtà era stato assunto in un primo momento come operaio part-time, salvo poi ottenere un contratto a tempo indeterminato full time.
Eppure, stando alle indagini, il suo ruolo era ben definito: in altre parole si sarebbe comportato come se fosse stato l’amministratore della società, la D&D, che dal 2007 al 2010 raddoppia il numero di impiegati, molti dei quali imparentati con esponenti della criminalità locale.
La sua influenza è talmente forte da indurre la Manutencoop, società appaltatrice del Perrino, ad assumere personale direttamente indicato da lui. Da abile uomo d’affari, Centonze chiude e apre diverse società. Dalla D&D, in realtà formalmente intestata ai fratelli Massimiliano e Teodoro De Padova, passa alla “3C costruzioni generali”, intestata alla convivente ed alla figlia.
Un’altra società, la Feal sas, è intestata all’altra figlia.Per molti è l’uomo della Ferrari. Non era insolito vederlo a bordo di una fiammante fuoriserie, intestata ad un società di San Marino e formalmente di proprietà dei titolari della D&D.