Cronaca

Fumi industriali pericolosi? Indaga la Procura

GALATINA- Lo hanno chiesto in tutti i modi: raccogliendo firme, appendendo lenzuola ai balconi, organizzando dibattiti. Alla fine, la Procura di Lecce ha deciso di provare a dare risposta ai cittadini. È stata avviata un’inchiesta sui fumi industriali degli stabilimenti di Galatina e Soleto.

Il fascicolo, al momento contro ignoti, contiene un’ipotesi di reato precisa: getto pericoloso di cose. È questa l’accusa formulata dal procuratore aggiunto Ennio Cillo. Le indagini devono ancora essere delegate e la delicatezza della questione impone di andarci con i piedi di piombo, visto che nel mirino ci sono almeno sei aziende della zona. Sono quelle elencate nell’esposto, corredato da 500 firme, depositato l’11 novembre scorso in Procura. A farlo, formalmente, l’associazione Nuova Messapia, ma in rappresentanza dei cittadini firmatari.

Il nodo, appunto, è rappresentato dalle emissioni industriali nell’hinterland Galatina-Soleto, da riconsiderare soprattutto alla luce dei dati del Registro Tumori della Provincia di Lecce, quelli che confermano che quel distretto è il più colpito da neoplasie legate all’apparato respiratorio. È lì che, come si evince da questa cartina allegata all’esposto, si susseguono le aziende Minermix, Zincogam, Fonderie De Riccardis, Nuzzaci Strade, Salento Bitumi e Colacem.

Non sarà facile individuare eventuali precise responsabilità, ma la Procura ha deciso ora di accendere un faro su quella che nel Salento è un’anomalia. Già nel 2008, il Piano Regolatore della Qualità dell’Aria, redatto per conto della Regione Puglia da Arpa Puglia, CNR, ISAC Università degli Studi di Bari e di Lecce, ha ribadito che il territorio compreso tra i comuni di Soleto, Galatina, Sogliano Cavour, Cutrofiano, Corigliano d’Otranto è fortemente condizionato dalla presenza di quasi il 50% degli impianti ritenuti insalubri nell’intera provincia di Lecce.

L’esposto è arrivato dopo le continue segnalazioni da parte di molti cittadini relative a forti miasmi, soprattutto nei mesi estivi, oltre che il costante rinvenimento, quasi quotidiano, di sospetti aloni e talvolta macchie sulla biancheria fresca di bucato stesa ad asciugare all’aria aperta. Il dubbio è che siano causati da pulviscoli ultrafini e pigmenti di micropolveri inquinanti. Ciò lascerebbe pensare, secondo Nuova Messapia, a sistemi di filtraggio dei fumi alquanto scadenti.

E’ per questo che gli ambientalisti hanno bussato alle porte della Procura, per chiedere rassicurazioni, smentite o verità e, soprattutto, monitoraggi ambientali mirati in atmosfera, nel suolo, nel sottosuolo, nonché nelle acque sotterranee sottostanti con analisi del latte materno, di ovini e caprini. Un intervento che faccia luce, come è stato per la Copersalento di Maglie.

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