Politica

Neo-regionalismo, la grande occasione della politica. Presentato a Roma il progetto sui nuovi assetti territoriali

ROMA- “In Italia, troppo spesso le riforme sono fallite perché non si è ritenuto di fare passi avanti”. Sono le considerazioni che Graziano del Rio ha postato pochi giorni fa su Facebook. Oggi, che alla guida del Pd c’è un riformista come Renzi, sostenuto dal ministro per gli Affari Regionali, la musica potrebbe cambiare. Il progetto che consiste nello svuotare le provincie con un ddl, che è all’esame del Parlamento, e poi cancellarle con una riforma costituzionale va avanti.

Tra le mani del ministro, però, c’è anche un documento che contiene una riforma epocale: è il progetto di riforma costituzionale degli assetti territoriali elaborato al ministero degli Affari regionali da un gruppo di esperti e studiosi coordinati dal sottosegretario Walter Ferrazza e dal consigliere Paolo Pagliaro.

Si tratta di un lavoro basato sullo studio della Società Geografica Italiana: un sistema Italia nuovo, che trasforma le Regioni, da “pachidermi” in volani per lo sviluppo culturale ed economico del Paese. “La proposta, come è noto, prevede l’istituzione di 30/36 Regioni a Statuto speciale, con maglie anti-sprechi molto strette, e una loro riorganizzazione dei confini rispettosa delle piattaforme geo-economiche e delle identità fino ad oggi vive seppur represse: enti autonomi, forti e capaci di dare risposte concrete”. 

Regioni più efficaci, snelle e vicine al cittadino, senza i carrozzoni della politica. Un progetto riformista che è la nuova grande occasione di riscatto che la politica ha tra le mani, dopo gli scandali giudiziari che hanno riguardato le regioni.

Un concetto ribadito nelle scorse ore da Paolo Pagliaro in occasione della presentazione del ddl sul neo-regionalismo alla Camera dei Deputati: “Una grande occasione di svolta per la politica e il Paese. Oggi la Regione Salento è possibile, è possibile avere una Regione che possa rilanciare il territorio nella scena internazionale e pensare al suo sviluppo, una Regione che sappia dare risposte immediate all’economia strangolata da una burocrazia lenta e farraginosa. Il regionalismo pensato nella Costituente è ormai inadatto a offrire ai cittadini i servizi che meriterebbero per l’ammontare, sempre più salato, delle tasse pagate”. Il vicepresidente nazionale del Mir, alla presenza dal sottosegretario Ferrazza e del coordinatore nazionale Meridio, ha espresso grande soddisfazione per la chiusura del “primo tratto di un percorso verso il neo-regionalismo”.

“In terre come la mia – spiega Pagliaro – la questione della organizzazione statale si incrocia con il problema culturale: ci sono popoli nel nostro Paese che hanno visto sfumare, in sede Costituente e anche dopo, la possibilità di vedersi riconoscere un’indipendenza sociale, culturale e politica necessaria per la specialità delle proprie radici. La riforma basata sullo studio della Società Geografica “è la risposta all’incapacità di uno Stato che non sa rispondere alle esigenze dei territori, a una politica ingessata e più propensa a lavorare per se stessa anziché per il bene comune, con il proliferare di enti inutili che gravano sul bilancio pubblico a spese dei cittadini, ma senza un ritorno in termini di efficienza”.

“Abbiamo avuto modo di renderci conto del valore economico della riforma – continua Pagliaro – che farebbe risparmiare miliardi pubblici che oggi si perdono tra lo Stato e un altro ente o agenzia, senza risultati in termini di sviluppo. Il sistema che proponiamo, invece, è quasi ossessionato dalla necessita’ di erogare servizi pubblici degni degli standard europei a costi più bassi, di rispettare i cittadini eliminando ogni ‘poltronificio’ di sorta in cui sfumano milioni di euro, di svecchiare la macchina burocratica che frena le iniziative dei singoli nei vari segmenti della nostra economia”.

La proposta sul neo-regionalismo sta riscuotendo grande interesse: in queste ore il documento è stato presentato anche nella Sede romana della Società Geografica Italiana. Pagliaro rilancia il suo appello ai politici di buona volontà: “Tocca alla politica, adesso, dire cosa vuol fare: se continuare a non risolvere i problemi, o se regalare al Paese uno sforzo da statisti e affrontare l’iter di approvazione senza snaturare i capisaldi della proposta”.

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