FRANCAVILLA- Non c’è più religione. O forse, parafrasando l’arciprete don Alfonso Bentivoglio, non c’è più rispetto per la religione. Qualunque essa sia. Questo perché, mirabile dictu, a Francavilla Fontana, città dei Pappamusci e dei riti della Settimana Santa, anche le Chiese dovranno pagare la Tares. E non si parla, occhio, di sacrestie o canoniche, ma dei luoghi di culto.
Il nuovo regolamento varato dall’amministrazione retta dal commissario straordinario Maria Rita Iaculli, infatti, non prevede esenzione per le tante chiese della Città degli Imperiali, con aliquote che prometto cartelle da capogiro.
In tutta Italia, pur non trattandosi di un primato, i casi sono poche decine. Come dire che, secondo qualche amministratore, compresi quelli della Città degli Imperiali, anche la Chiesa produce spazzatura. Neanche il più blasfemo degli atei sarebbe mai arrivato a tanto. Ma intanto, le prime cartelle sarebbero già state recapitate ai parroci che orasi stanno organizzando.
La preoccupazione di monsignor Bentivoglio è ben giustificata. Lui, parroco della Basilica Minore, dati catastali alla mano, sarà il prelato più stangato dalla Tares.Per la Chiesa di San Lorenzo, una delle più piccole nella Città degli Imperiali, si prospetta, tanto per capirci, una cartella da 6mila euro.
Davvero troppo, secondo i parroci. Davvero troppo per don Alfonso che punta il dito non tanto contro il commissario Iaculli, quanto piuttosto nei confronti dei suoi collaboratori e degli uffici preposti.
Insomma, altro che porgere l’altra guancia. I preti organizzano la protesta contro gli amministratori. Tutti da perdonare perché, sicuramente, non sanno quel che fanno.