Cronaca

Niente aborti al Camberlingo, medici tutti obiettori. E in provincia è boom di “conversioni”

FRANCAVILLA- Interruzione volontaria di gravidanza? Non a Francavilla, dove all’ospedale Dario Camberlingo il servizio non è in funzione e neppure è previsto. Non fosse altro che tutti i ginecologi, ma pre anche le ostetriche, si sono professati obiettori di coscienza. Con a margine una sorta di conversione di massa negli ultimi anni. L’allarme era stato lanciato da un cittadino, nei giorni scorsi, su Facebook e da lì siamo partiti per una piccola inchiesta su quella che è la situazione in provincia di Brindisi dove non è la Asl ma la Salus, struttura pubblica, a poter vantare, e di gran lunga, il primato di interventi di questo tipo.

Nella fattispecie, prendendo in esame l’anno 2012, in cui l’ospedale Perrino del capoluogo adriatico è rimasto scoperto pmesi a causa dell’entrata in pensione dell’unico ginecologo abilitato e sostituito solo questa estate, appare evidente come siano davvero in pochi a rivolgersi agli ospedali del territorio preferendo, invece, la Salus. Sono ben 620 gli interventi effettuati nel privato nell’arco di 12 mesi, contro i 212 di Ostuni, i 50 di Fasano e, appunto, i 75 di Brindisi.

Per quanto riguarda la situazione di Francavilla, con il Camberlingo scoperto, la di Bella è consapevole come la situazione non sia ottimale, ma si sta lavorando perché il servizio possa essere coperto a livello provinciale.

Con la di Bella, che non si tira indietro alle domande, affrontiamo anche un altro strano fenomeno. E cioè quello della conversione di massa che, negli ultimi anni, ha caratterizzato il percorso professionale dei medici della provincia di Brindisi dove, al momento, gli unici ginecologi non obiettori sono due. Uno ad Ostuni, l’altro, assunto 4 mesi fa, a Brindisi, dopo una lunga ed estenuante ricerca. Per la direttrice, non si tratta solo di un problema di coscienza, ma forse anche di difficoltà oggettive legate all’organizzazione dei reparti. E quindi, anche di opportunità

Resta il fatto che, per quanto assolutamente antieconomica, a dispetto della crisi, le donne brindisine preferiscono rivolgersi alle strutture private, che sono oggettivamente favorite dalla “coscienza” dei medici che decidono di intraprendere la strada della “fede”. In questo modo, la paziente evita lunghe file e tempi d’attesa biblici, con il rischio di superare il limite dei 90 giorni di gestazione previsto dalla legge 194. E le cose potrebbero anche peggiorare di fronte all’ultima frontiera dell’obiezione di coscienza grazie alla quale i medici potrebbero anche rifiutarsi di prescrivere contraccettivi d’emergenza come, ad esempio, la pillola del giorno dopo. Il tutto a vantaggio delle strutture private. Il tutto, a svantaggio delle donne.

 

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