Cronaca

Tap, nuovo ok da Roma: “Nello stesso punto approdino anche altri gasdotti”

ROMA- Inutile nasconderlo, una delle preoccupazioni maggiori è ora nero su bianco in un atto ufficiale: “Valuti la commissione di merito l’opportunità che, una volta individuato in modo definitivo il sito per l’approdo del gasdotto Tap, tale punto di approdo sia considerato come punto di arrivo anche di eventuali altri gasdotti internazionali che in futuro dovessero essere realizzati nell’area in questione, anche allo scopo di limitare al massimo l’impatto ambientale delle relative opere su un territorio fortemente antropizzato e fra i più belli e importanti del Paese dal punto di vista paesaggistico e naturalistico, qual è quello dell’area costiera della regione Puglia”.

È questo che ha scritto la Commissione ambiente della Camera, che nelle scorse ore ha dato il suo parere favorevole a Tap. Tradotto, significa che se il punto di approdo sarà San Foca, lì dovranno essere convogliati anche gli altri gasdotti che si preparano ad arrivare nel Salento, compreso quello che dovrebbe attraccare a Otranto, interessato al gas israeliano, e presumibilmente anche quello che dai Balcani dovrebbe sbarcare a San Pietro Vernotico.

Certo, non è detto che alla fine sarà la marina di Melendugno il luogo immolato sull’altare della patria. Ma, ormai, gli spiragli sembrano essere sempre meno ampi, per quanto il gruppo parlamentare di Sel abbia chiesto ora la sospensione dell’esame del procedimento, in attesa del parere del comitato regionale di VIA della Puglia, nonché del provvedimento obbligatorio e vincolante del Ministero dell’Ambiente. E questo a causa di “gravi contraddizioni quanto alla strategicità del progetto”.

La Commissione ambiente ha aggiunto un’altra raccomandazione al governo: tener conto della procedura di partecipazione dal basso in atto sul territorio, procedura organizzata dalla Regione, in avvio in questo fine settimana e sulla quale non mancano fortissime perplessità.

Cittadini e sindaci parteciperanno in massa, ma “per immortalare” quello che viene considerato dai No Tap come il “momento peggiore della politica italiana erroneamente definito ‘democrazia partecipata’, fuori luogo e non calibrato alla portata del progetto e al lavoro già svolto dal comitato e dai comuni”, come 20 delibere comunali, audizioni, proteste, report.

Si ritiene che la procedura sia stata frettolosa, “organizzata in 15 giorni e con due incontri” e potrebbe essere, inoltre, “pilotata da Tap”. E con un grande interrogativo: “visti i risvolti nazionali, cosa porterà tutto questo? Se la gente si opporrà, il suo no sarà messo in un cassetto?”

 

 

 

 

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