Cronaca

Bimba annegata nel mare di Otranto, il papà: “Chiediamo giustizia per la mia Thara”

POGGIARDO- Il ricordo della sua Thara.  nome arabo scelto per quella bimba piena di vita strappata ai genitori a soli 10 anni, illumina e allo stesso tempo riempie di lacrime gli occhi del papà, Santino Minnella. Le immagini di quel terribile 3 settembre tornano come un incubo ogni volta che pronuncia il suo nome. Thara è annegata nelle acque di Otranto, risucchiata da un vortice e dalle onde mentre nuotava in acqua con la sua amichetta.

Thara in questi giorni sarebbe dovuta essere a scuola, tra i banchi con i suoi compagni, preparandosi a festeggiare il Natale, pensando già ai regali da ricevere.

Nella sua casa invece c’è il vuoto e la disperazione. Ora la famiglia chiede giustizia:  se ci fossero state delle accortezze da parte del comune di Otranto, se lo stesso comune avesse rispettato la legge forse quella tragedia si sarebbe potuta evitare. Le disposizioni della  Capitaneria di Porto parlano chiaro: in quel tratto di spiaggia era obbligatorio segnalare l’assenza del bagnino e  il pericolo balneazione, i cartelli invece non ci sono. Lo attesta un’ampia documentazione ora in mano all’avvocato Francesco Corsi, del foro di Roma, che ha chiamato in giudizio il comune per un risarcimento danni.

Un  altro punto sul quale l’avvocato è deciso a puntare la sua attenzione è il ritardo nei soccorsi. Circa mezz’ora il lasso di tempo trascorso dal momento in cui la bimba è stata tirata fuori dall’acqua e l’arrivo dei soccorritori del 118. Thara forse si sarebbe potuta salvare. Un ritardo non imputabile all’ambulanza ma alla difficoltà a raggiungere quel luogo impervio. Impossibile arrivarci con qualsiasi mezzo. E questo il comune di Otranto dovrebbe saperlo, e in qualche modo dovrebbe tutelare i suoi cittadini, dice il legale, secondo cui al Comune puo’ essere imputata una condotta omissiva.

Il primo cittadino della citta’ dei Martiri, invece, sostiene che gli uffici comunali hanno adempiuto al loro dovere, “facendo apporre quei cartelli che indicano il pericolo ma che nel giro di poche ore sono sempre stati rimossi dai bagnanti”.

Il processo sarà lungo, e il suo buon esito potrà essere solo un piccolissimo ristoro per i genitori di Thara. Ma quello che loro vogliono è fare in modo che quello che è accaduto alla loro bambina non  si ripeta ai più perchè il dolore è troppo grande, e non passerà mai più .

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