Cronaca

Tra gli indagati anche molti leccesi. Gare truccate in cambio di viaggi e posti di lavoro

LECCE- Il giro  d’affari  è stato calcolato in  34 milioni di euro. Soldi pubblici naturalmente dirottati sulle ditte prescelte con il meccanismo dell’apertura preliminare delle buste. Una realtà scoperchiata grazie  a diversi esposti anonimi finiti nelle mani degli inquirenti che hanno generato i sospetti ed hanno dato l’ avvio le indagini.

Tra i coinvolti nella maxi operazione di finanza e carabinieri anche nomi illustri dell’interland leccese: Rodolfo Rollo ad esempio, ex direttore generale dell’Asl Brindisi, per il quale erano stati chiesti gli arresti domiciliari, respinti dal giudice, così come per un imprenditore del nord Salento. Entrambi sono indagati a piede libero.

In carcere sono finiti invece i due imprenditori leccesi Vittorio Marra, 68enne e Adolfo Rizzo, 43 anni, amministratori della Re.Vi. Srl, azienda di servizi di ingegneria clinica con sede nella zona industriale di Surbo e Cesarino Perrone, imprenditore di San Donato.

Tra gli indagati anche Guido Scoditti, ex direttore generale dell’Asl di Brindisi e poi di Lecce e l’ex direttore amministrativo dell’Asl Brindisi Alfredo Rampino.

Sono accusati a vario titolo  di abuso  d’ufficio e turbativa d’asta, perche ritenuti complici  nell’ avallare  le irregolarità in alcune gare d’appalto: ad esempio quella  per l’assegnazione del servizio sull’ attività   a supporto di gestione flussi informatici  dei centri di spesa,  aggiudicata nel 2009  per oltre 700 mila euro ad un’azienda di Novoli. Questo nonostante per delle procedure tecniche,  la sua offerta non potesse considerarsi  valida. Ma la lente degli investigatori ha fatto luce anche su una gara  del 2008 per la  fornitura  di apparecchiature biomediche per gli ospedali brindisini, aggiudicata  per oltre  5 milioni e mezzo  di euro e su quella del  2007 per i  lavori di pulizia  nella struttura  san Lorenzo, sempre a Brindisi.

Tra gli indagati a piede libero  anche Fiorenzo Pisanello, attuale capo  dell’ufficio tecnico dell’Asl di Lecce.

Cosa avrebbero avuto in cambio dalle aziende vincitrici le persone coinvolte? Posti di lavoro per i parenti innanzitutto, ma anche viaggi, gioielli, mobili costosi , le quote societarie di un albergo, o l’affidamento in subappalto ad aziende di familiari .

Solo la punta di un iceberg, dicono gli inquirenti, di un sistema collaudato che andava avanti nonostante molti sapessero che la magistratura stava indagando e con a capo, come regista di ogni operazione, Vincenzo Corso, a capo dell’area ufficio tecnico. Un ruolo importante era anche quello di Giuseppe  Borromeo, che pur non essendo dipendente dell’Asl è stato ripreso dalle telecamere nascoste mentre apriva le buste consegnate per una gara d’appalto. Era lui, consigliere d’amministrazione della santa Teresa, società partecipata della provincia di brindisi,  il faccendiere addetto alla manomissione delle buste.

5 anni di gestione truffaldina delle gare d’appalto racchiusi in 400 pagine d’ordinanza che raccontano come le forniture negli ospedali dell’asl brindisina fossero del tutto pilotate, con prezzi spesso al ribasso e merce a volte di scarsa qualità rispetto alle necessità dei pazienti.

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