TARANTO- Si riaccende, a Taranto, lo scontro tra Procura e Ilva. Il gip di Taranto, Patrizia Todisco, ha bocciato la richiesta di dissequestro di, 233mila euro, nell’ambito del sequestro da 8,1 miliardi su beni, conti e partecipazioni della capogruppo Riva Fire, poi esteso a settembre anche su altre società del gruppo.
La motivazione, per il Gip, è che Ilva «continua ad inquinare» , la gestione dell’Ilva da parte del commissario Enrico Bondi – non si discosterebbe nella sostanza almeno per ora, da quanto fatto dai Riva.  Rimangono insomma tutti i ritardi sul fronte del risanamento e adeguamento ambientale della fabbrica rimangono.
Il gip parla di « accertate, persistenti violazioni delle prescrizioni poste a tutela dell’ambiente e della salute, giuridicamente rilevanti – sostiene il gip – non sembrano segnare una profonda discontinuità dalle linee di condotta strategicamente seguite precedentemente dalla proprietà e dai dirigenti dell’Ilva» il giudice anzi rincara e definisce gli interventi solo opere di «maquillage, inidonei e insufficienti rispetto all’obiettivo imposto dalle prescrizioni a tutela dell’ambiente». Todisco cita la «realizzazione della barriera frangivento in area parchi, il cui costo è decisamente irrisorio rispetto a quello della copertura dell’area prescritta in sede di riesame dell’Aia e da sempre fortemente osteggiata dalla proprietà e dai dirigenti Ilva come le intercettazioni hanno confermato».
Il gip di Taranto ha deciso che la somma di 233.193,79 euro sequestrata nel maggio scorso ad Ilva non sarà sbloccata fino a quando non sarà approvato il piano industriale previsto dal decreto 4 giugno scorso, convertito in legge il 3 agosto.
Lo scontro, insomma, continua.