Cronaca

“Repressione della corruzione”, la Asl crea un ufficio apposito

LECCE- Che sia il cancro della sanità, anche in Puglia, è verità nota. Contro la corruzione, adesso, si muovono i primi, timidi, passi. La Asl di Lecce ha istituito l’Ufficio per la “repressione della corruzione e la trasparenza”, a capo del quale, per le rispettive sezioni, sono stati nominati responsabili Vito Gigante, dirigente del Coordinamento del servizio sociosanitario, e Sonia Giausa, dirigente dell’Urp. Coadiuvati da tre collaboratori amministrativi individuati dal dg Valdo Mellone, dovranno stilare entro gennaio il Piano triennale di prevenzione della corruzione e il Piano triennale della trasparenza e dell’integrità specifici per la Asl di Lecce.

È la prima applicazione qui della legge 190 del novembre 2012, che a sua volta recepisce quanto previsto dalla Convenzione Onu del 2003.

L’incarico, che necessariamente deve essere affidato a personale interno, non è affatto privo di responsabilità. Nei casi di corruzione accertata, infatti, a rispondere penalmente saranno anche i responsabili dell’ufficio, a meno che non dimostreranno di aver vigilato e adottato tutte le misure preventive necessarie.

Dunque, sarà il piano il primo passo. Poi, partiranno i controlli, oltre che l’applicazione di quanto già previsto a livello nazionale, come ad esempio la  rotazione degli incarichi negli uffici che si occupano delle attività più a rischio.

I  settori sottoposti alla verifica sono soprattutto  quello degli appalti, della concessione di sovvenzioni o contributi, area tecnica e gestione del patrimonio.

Da valutare anche la regolarità di concorsi e progressioni di carriera, oltre che l’adeguatezza dell’organizzazione per lo svolgimento dei procedimenti disciplinari. Dovranno essere  predisposti schemi tipo di incarico, contratto, bando, inserendo la condizione dell’osservanza dei Codici di comportamento anche per i collaboratori esterni a qualsiasi  titolo, impiegati negli uffici di diretta collaborazione dell’autorità  politica, per i collaboratori delle ditte fornitrici di beni o servizi,  prevedendo la risoluzione o la decadenza dal rapporto in caso di violazione degli obblighi derivanti dai Codici.

Non è un passo neutro l’istituzione dell’Ufficio. La classifica sui casi di corruzione, pubblicata da  Transparency Italia a fine settembre, ha inchiodato la Puglia tra le prime quattro regioni in cui imperversa il malaffare nella sanità italiana, soprattutto per quanto attiene alle nomine, vero serbatoio di voti politici, o la farmaceutica, che è la corruzione più diffusa, visto che  “in cambio della scelta di un farmaco da parte di uno studio medico, un ospedale o una Asl, la ricompensa è costituita da regali, macchinari, finanziamenti”.

La corruzione più costosa, invece, è quella degli appalti di beni e servizi,  che rappresentano il 20-30% dei bilanci sanitari. “In questo caso- ha specificato il rapporto- il beneficio viene elargito per avere l’appalto con gare tagliate su misura, trattative negoziali, abuso della contrattazione diretta, o anche in fase di fornitura, dando servizi di qualità e prezzo minore rispetto a quanto promesso nel capitolato”.

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