LECCE- La Cassazione riapre il processo all’imprenditore leccese Roberto Corigliano, condannato in appello a cinque anni e mezzo di carcere con l’accusa di associazione a delinquere, usura e riciclaggio. La sentenza è stata annullata con rinvio alla Corte d’Appello.
La difesa, rappresentata dall’avvocato Angelo Pallara, aveva insistito su due punti fondamentali. Secondo l’Accusa, rappresentata dall’allora pubblico ministero Giorgio Lino Bruno, Corigliano sarebbe stato il promotore di un’associazione per delinquere e avrebbe utilizzato il suo distributore di carburanti (la Q8 di via Merine) come base operativa per l’usura e il riciclaggio di denaro sporco, attività svolte con l’aggravante mafiosa.
In primo grado l’imprenditore leccese venne assolto con formula piena, mentre i giudici d’appello ribaltarono il verdetto.