Cronaca

Agricoltori in ginocchio, chiesta la calamità naturale

LECCE- Il dramma e l’assurdità di quattro vite spezzate dal maltempo è l’immagine indelebile che ci resta del nubifragio che ci ha colpito. Il secondo pensiero è per gli agricoltori, messi in ginocchio dall’acqua, che ha lavato via sacrifici, speranze, progetti e attività rodate da anni e che danno lavoro a decine e decine di persone, nelle campagne delle province di Lecce, Brindisi e Taranto.

Interi campi distrutti, ovunque. Sembrano laghi naturali. In provincia di Lecce la situazione più grave si registra a Leverano, comune la cui ricchezza sta soprattutto nel settore florovivaistico, le cui produzioni e strutture sono state gravemente e irrimediabilmente danneggiate. Ma anche Copertino e moltissimi altri comuni hanno ha avuto un colpo durissimo.

Per questo la Provincia , con l’assessore Pacella, ha chiesto alla regione di “Attivare le procedure per il riconoscimento dello stato di calamita’ naturale per il territorio della provincia di Lecce”. Stessa richiesta partita, in un tavolo chiesto con urgenza all’assessore regionale all’agricoltura Nardoni, dalle associazioni di categoria, dagli ordini professionali, dai singoli comuni.

In provincia di Brindisi, l’ondata di maltempo ha colpito particolarmente i comuni di Fasano, Ostuni, Cisternino, Ceglie Messapica, San Donaci, San Pancrazio Salentino e San Pietro Vernotico. Oltre, ovviamente, al comune capoluogo dove l’esondanzione del Canale Patri ha letteralmente riportato a galla il problema dei lavori sulla messa in sicurezza. Ma, a risentirne maggiormente, anche qui, è il comparto agricolo, con decine e decine di produzioni e strutture gravemente danneggiate. A suggerire la dichiarazione dello stato di calamità naturale era stato, infatti, proprio il presidente provinciale della Confederazione Italiana Agricoltori di Brindisi Giannicola D’Amico.

E a Ginosa, dove sono stati calcolati circa 50mila euro di danni alle colture, sono state gravemente danneggiate anche le infrastrutture gestite da Acquedotto Pugliese nella zona Sia per quello che riguarda l’impianto di servizio dell’acquedotto, che per quello della fognatura.

Aqp ha avvertito: è a rischio la potabilità dell acqua. La rottura della condotta ha provocato l’interruzione della produzione di acqua potabile dall’invaso del Sinni, che rappresenta una delle principali fonti per l’approvvigionamento idrico della Puglia e di importanti aree della Basilicata, determinando una situazione improvvisa di «default» idrico. E questo, ovviamente, ha messo a serio repentaglio l’approvvigionamento dell’acqua potabile per la popolazione.

“Diversi i punti sui quali concentrare l’attenzione” –spiega il presidente della confederazione italiana agricoltori di Lecce Giulio Sparascio- “bisogna dare ordine ai vari ispettorati delle province di fare un preciso monitoraggio dei danni; è stato poi Chiesto un incontro con api, per cercare di far bloccare alle banche le rate dei mutui accesi dalle aziende agricole danneggiate; bisogna intervenire sul ministero per alleviare gli oneri di assistenza previdenziale, alleviare pagamento oneri previdenziali. E, soprattutto, la Regione deve intervenire sulle infrastrutture. Sono interventi che avrebbero già dovuto porre in essere: in primis la bonifica dei canali, con il ruolo -indefinito- dei consorzi“.

Problemi mai seriamente affrontati, che riguardano il delicatissimo assetto idrogeologico del territorio salentino.

 

 

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