Politica

Pdl, i parlamentari obbediscono al leader ma controvoglia

LECCE- L’immagine che intendono dare è di un gruppo compatto. Ma la realtà è un po’ diversa. I parlamentari di Forza Italia, o Pdl per chi ancora non è abituato al restyling, sono sui carboni ardenti. I pugliesi hanno consegnato le proprie dimissioni nelle mani del leader Silvio Berlusconi. Ma senza sorrisi. Anzi. “La maggior parte di noi non le voleva dare”, dicono a denti stretti.

Le dichiarazioni ufficiali, infatti, non rispecchiano ciò che – quasi unanimemente – dicono a microfoni spenti. Ufficialmente, infatti, fioccano i comunicati a sostegno dell’ex premier. Ma poi.. la realtà che descrivono è un’altra. E racconta di una riunione con Berlusconi iniziata senza la minima prospettiva delle dimissioni. Di quattro fidati consiglieri – tra cui Brunetta e la Santanché – che hanno pressato affinché si propendesse per una decisione choc. Di un Berlusconi che si è lasciato convincere e ha chiesto quel gesto. Ma in pochissimi sono d’accordo con il premier.

“Si tutti le abbiamo presentate. Ma cosa potevamo fare? Se ti rifiuti devi mettere in conto di restare solo, di essere fuori dal partito”. Parlamentari tra due fuochi. Da un lato il dover rendere conto ad un elettorato che difficilmente comprenderà il rischio di far cadere il governo in un momento così delicato, dall’altro l’esigenza di rispettare le richieste di un partito che li ha voluti nelle liste.

E quindi si accetta ma controvoglia. La via d’uscita potrebbe essere proprio il voto di fiducia che il presidente del Consiglio Letta potrebbe chiedere all’Aula. Il voto segreto potrebbe liberare in volo le colombe pronte a votare la fiducia al premier. E questo Berlusconi lo sa. Tanto da aver iniziato a sondare il terreno chiamando i probabili “traditori”. Di più. Alcuni di loro sono usciti allo scoperto. Come il caso del senatore Giovanardi. Ma molti altri, come detto, sembrerebbero molto agitati. Come il ministro Quagliariello e l’ex ministro Fitto.

L’ultimo tassello. Tecnicamente ai senatori dimessi subentrerebbero i primi dei non eletti. Se da un lato Gasparri assicura: “Nessuno accetterebbe di entrare”, dall’altro tutti sanno che non è così. Molti di loro sarebbero stati contattati dai vertici del Partito per consegnare preventivamente le dimissioni. Ma scorrendo le liste, anche quelle pugliesi, non si può certo non notare che alcuni hanno divorziato dal Pdl o sarebbero in fase di rottura. E questo, naturalmente, significa che sarebbero pronti a subentrare ai dimissionari. Conti che il Pdl starebbe facendo prima di tirare la corda al limite massimo.

 

 

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