Cronaca

Operai Filanto, scintille all’alba. Ma l’accordo è dietro l’angolo

CASARANO- La rabbia scoppia, tra i cassintegrati Filanto. Scoppia all’alba in faccia al padrone, rispettosamente chiamato presidente, quando Antonio Filograna Sergio arriva in fabbrica alle otto del mattino, dopo che questi operai hanno già picchettato da un’ora i cancelli. E si capisce: è forse il momento più duro, quello di questi mesi, per i lavoratori del gruppo calzaturiero di Casarano.

Che aspettano ormai da mesi una soluzione che mai come ora appare ardua e difficile, complicata da vicende giudiziarie, preavvisi di fallimento, ammortizzatori sociali che non arrivano. A esasperare gli animi degli operai che si sono mobilitati fin dall’alba è soprattutto questo: non sapere di che morte morire.

La situazione è complicata: i lavoratori cassintegrati del cluster Filanto sono – numeri alla mano – 469. Per alcuni di loro la cassa integrazione è scaduta ai primi di gennaio; per altri il primo febbraio; per altri ancora, il primo aprile. Da allora, queste persone non hanno alcun sostegno al reddito.

La Filanto aveva presentato richiesta di concordato preventivo, poi è intervenuto il sequestro della magistratura nell’inchiesta sui pia. A quel punto il gruppo ha ritirato la richiesta di concordato, senza la quale però i lavoratori non possono accedere alla cassa integrazione. Le istituzioni (Regione e Ministero) hanno alzato le mani: niente carte a posto, niente ammortizzatori sociali. L’azienda il 2 settembre scorso ha promesso di metterle a posto, quelle carte, con l’aiuto di tutti. E di tirar fuori mille euro per ciascun lavoratore, a copertura parziale di quei mesi scoperti. Dal 2 settembre al 24 settembre sono passate tre settimane, che sono lunghissime quando devi fare salti mortali per mettere insieme il pranzo con la cena e intanto aspetti mille euro che non arrivano. Ecco perché la rabbia scoppia, anche clamorosamente, in faccia al presidente della Filanto.

Il confronto è serrato: Antonio Filograna Sergio è reduce da una lunga serata di trattative. Nel quale ha chiuso un’ipotesi di accordo con le organizzazioni sindacali. Un’ipotesi che accenna, senza svelarne i contenuti, assicurando che l’impegno della Filanto è ben più che simbolico.

Spetterà al braccio destro, gigi prete, scendere più nello specifico dell’ipotesi di accordo: mille euro a testa confermati, entro settembre.

Spetta però alle organizzazioni sindacali prospettare l’ipotesi di accordo ai lavoratori. Il comunicato stampa dei sindacati è abbottonato: parla di trattamento equo per tutti i lavoratori, di rilancio dell’unica azienda ancora in piedi del gruppo, la Leo Shoes, con l’idea di assumere tra i 35 e i 50 lavoratori.

E di dettagli da illustrare agli operai mercoledì sera, in una specifica assemblea. Ma i dettagli ufficiosamente circolano; e prevedono: copertura totale dei contributi previdenziali fino a tutto luglio, pagamento di una cifra forfettaria di circa 450 euro al mese a titolo transattivo. E poi il deposito di nuove richieste di concordato preventivo che dovrebbero aprire la cassa integrazione ministeriale per 12 mesi a partire dal primo agosto 2013. L’accordo per chiudere la partita insomma c’è, ovviamente tutto da ratificare. ma i dubbi serpeggiano tra questi lavoratori, che anche dei sindacati si fidano poco. E che il sit-in lo hanno organizzato col sostegno di Sel e Fgci.

E aspettano risposte dal governo innanzitutto. Si fa giorno, piano piano, in questa zona industriale deserta, un tempo polmone dell’industria salentina. Da questa periferia dell’Italia si guarda a Roma. e d’altronde a che servono le larghe intese, altrimenti, se non a risolvere storie infinite come quelle della Filanto?

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