Cronaca

Riva, sequestrate anche quote Alitalia. Salva invece la Sanac

TARANTO– C’è anche una quota del valore 71milioni di euro in Alitalia nell’ ultimo maxi sequestro della gdf al tesoro dei riva, su ordinanza emessa dal gip di Taranto. Sequestro, lo ricordiamo, per 916milioni di euro. Quella in Alitalia è, nello specifico , una partecipazione azionaria che è nel portafogli della società Fire Spa. I sigilli sono stati apposti a beni, conti e partecipazioni di 13  società «a diverso titolo riconducibili al gruppo Riva. Il maggior numero dei sequestri è stato eseguito tra Milano e Taranto ma anche in altre città, fino a toccarne 24 in tutto italia. Sembra salvarsi invece dal provvedimento firmato dal giudice per le indagini preliminari di Taranto la sede di vado ligure dello stabilimento Sanac.

A darne notizia lo stesso direttore aziendale Mauro Parodi : “Al momento non abbiamo ricevuto alcuna comunicazione – afferma – da parte della Guardia di Finanza. Siamo sicuramente preoccupati, ma il nostro sito almeno per ora sta lavorando regolarmente”. Un sequestro che ha fatto tremare , insomma, proprio per l’estensione dell operazione su tutto il territorio nazionale, più di qualche società, più di qualche direttore di stabilimento ed in conseguenza centinaia di dipendenti. Un sequestro che è conseguenza di un decreto di estensione del precedente provvedimento. Quello del 24 maggio scorso che colpì 8 miliardi e 100milioni di beni di euro nella disponibilità finanziaria dei riva, superando, in quel caso anche in confini nazionali.

L’estensione disposta dal gip, spiega la Finanza, richiama il Codice civile, nell’art. che parla di «società controllate, collegate o comunque sottoposte all’influenza dominante». L’intero sequestro, infine, afferma la Finanza, è «funzionale alla confisca per equivalente». In sostanza, la cifra corrispondente al sequestro dovrebbe coprire le spese di risanamento, proprio per 8 miliardi, dei danni ambientali provocati dall’Ilva.

Quanto agli ultimi arresti invece, quelli di venerdì scorso, i 5 componenti del cosiddetto “governo ombra”, fiduciari di riva, hanno respinto ogni accusa durante gli interrogatori (sono accusati di associazione a delinquere finalizzata ai reati ambientali). I legali dei 5 tecnici hanno fatto ricorso al Tribunale del riesame contro gli arresti, con parere negativo però da parte della procura, alla scarcerazione.

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