TARANTO- Si allarga la protesta a Taranto e coinvolge operai e cittadini che dai tetti della direzione Ilva al piazzale di Palazzo di Città, sede del Comune, difendono il diritto al lavoro, alla sicurezza e alla salute. Due presidi permanenti partiti lo stesso giorno, a poche ore di distanza, con motivazioni forti: gli operai che chiedono il reintegro immediato in Ilva di 51 colleghi lasciati a casa dall’azienda e i cittadini che in un comunicato spiegano il loro gesto nato spontaneamente. “Chiediamo al consiglio comunale – dicono – di attuare le richieste espresse dalla campagna di raccolta firme “Rischio Sanitario Taranto”, per garantire a tutti l’esenzione totale del ticket sanitario per le patologie legate all’inquinamento”.
Ma non solo, perché chiedono all’amministrazione tarantina “la revoca dell’AIA all’Ilva e il blocco delle autorizzazioni all’uso della discarica Mater Gratiae”. Un altro punto su cui i cittadini mettono l’accento è “la chiusura delle fonti inquinanti e la successiva bonifica del territorio con reimpiego di tutta la forza lavoro”.
L’inquinamento non è l’unico allarme sul territorio perché c’è da fare i conti anche con la disoccupazione dilagante: per questa ragione i cittadini in presidio chiedono “l’istituzione immediata, con sede a Taranto, di un tavolo permanente sul problema del lavoro e dello sviluppo”. L’appello alla partecipazione – spiegano – è rivolto a tutti. E all’appello hanno risposto anche i lavorati della cooperativa “Ancora” che hanno dato vita a un sit-in lungo la strada che collega la città vecchia con il borgo di Taranto, bloccando di fatto il traffico. La protesta, che riguarda in particolare 45 lavoratori a cui erano stato ridotte le ore di lavoro, è appoggiata anche dai Cobas. Sono ore calde in città: “ora o mai più” rilanciano i tarantini.