Cronaca

Turismo, tempo di bilanci: si apre il dibattito sul modello di sviluppo

LECCE- Il Salento è di fronte a un bivio: sono necessarie delle scelte indispensabili per il futuro dell’industria turistica. Oggi ci si interroga sul modello di sviluppo da seguire. Nel corso dell’estate si è acceso un lungo dibattito sul modello di turismo culturale e su quello del “divertimentificio”, stile Ibiza o Rimini. Silvia Godelli, assessore al Turismo della Regione Puglia, ancora una volta ricorda che il modello di turismo che lei ha in mente è lontano da quello rumore ed happy hour portato avanti da Gallipoli.

“L’industria turistica del Salento è giovane, è cresciuta in fretta e non ha ancora maturato modelli e modalità adeguati di sviluppo. Fare turismo e fare economia non significa solo fare numeri, specie se questi numeri non sono ripetibili”, spiega Paolo Pagliaro, sulle colonne del nuovo Quotidiano di Puglia. Nell’intervento si prende in considerazione il “caso Gallipoli”, stigmatizzando l’idea che il Salento possa fare la parte della Romagna: in realtà, è necessario avere “obiettivi e percorsi diversi, “perché la storia e la geografia dei luoghi è tutta un’altra storia”.

“La moda tutta salentina della movida della gente che si muove insieme nei borghi e nelle piazze della città a tutte le ore del giorno e della notte non deve spaventare – chiosa Pagliaro – a patto che non si butti a mare tutto il resto. Ordine, sicurezza, rispetto delle regole di convivenza devono essere garantiti”.

Il problema è che spetta alle autorità competenti garantire tutto questo: non si può pretendere che lo facciano i vacanzieri. A Gallipoli non la situazione è sfuggita di mano e i disordini sono stati amplificati dalle testate nazionali: il risultato è stato un danno grave all’immagine del Salento, con il rischio di “veder vanificati tutti gli sforzi di promozione fatti. Ecco perché è necessario, secondo Pagliaro, “mettere a punto una strategia di responsabilità sociale che deve riguardare gli operatori turistici e tutti gli imprenditori che lavorano in questo settore”.

“Non può essere una partita tra forze dell’ordine e giovani rumorosi. Per Pagliaro sul tappeto restano troppi punti non affrontati: infrastrutture, accoglienza , tutela dell’ambiente, nuove politiche di promozione e la visone del territorio. “La programmazione territoriale è carente e debole, ma soprattutto priva di una cabina di regia forte e stabile che provveda ai bisogni delle città e dei paesi”.

Insomma, Pagliaro propone un cambio di passo: basta con le vecchie ricette sul turismo: si punti su una cultura nuova, europea, una programmazione integrale con servizi di qualità e pacchetti a misura di cliente. Inutile candidarsi a capitale della Cultura europea puntando sulo su qualche spettacolo o sui monumenti.

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