Cronaca

Accorpamento tribunali, la battaglia di Lecce si sposta nel Lazio. Dal 14 settembre lo spostamento dei dipendenti

LECCE- La legge che accorpa i Tribunali taglia i costi del ministero per scaricarli sulle amministrazioni locali: il risultato è che si spenderà più di quanto si spendeva prima. E’ questo il concetto che provano a spiegare alcuni amministratori, colpiti in prima persona dal provvedimenti della legge Cancellieri. Gianni Stefàno gioisce per la sospensiva concessa dal Tar, che permetterà alla sede giudiziaria di Casarano di smaltire il vecchio lavoro, ma sa che è un palliativo in attesa di un futuro incerto. Per il sindaco di Maglie, Antonio Fitto, “le soluzioni provvisorie spesso sono le più durature”. E’ proprio questa la speranza dei due sindaci: il ministero potrebbe rendersi conto che  chiudendo tutte le sedi distaccate si creerebbe un caos senza precedenti per la giustizia.

Per Gaetano Messuti assessore alla Opere Pubbliche e ai tribunali “i dati non sono chiari ed è probabilmente tutta questa operazione porterà solo maggiori costi: la Lupiae sta già spendendo migliaia di euro per i trasferimenti di faldoni e altro materiale da un tribunale all’altro”.

 Poi, c’è il capitolo dei costi di spostamento degli operatori della giustizia: spese altissime a cui il ministero forse non ha pensato. I ricorsi al Tar sono l’ultima spiaggia, un tentativo che stanno facendo anche Gallipoli e Tricase. Mentre a Lecce c’è grande incertezza. Perrone ha chiesto aiuto all’Anci: per avere un quadro chiaro bisognerà capire quanti soldi è disposto a trasferire il ministero per le locazioni ed eventuali ampliamenti delle strutture giudiziarie.

La questione non è chiara ed è oggetto di un contenzioso giudiziario di fronte al Tar: il ministero continua a ridurre il contributo, calibrandolo di volta in volta sulle risorse messe a disposizione dal governo. Ecco perché la partita adesso si sposterà di fronte al TAR del Lazio, che dovrà decidere sul ricorso dell’amministrazione leccese per far accertare il maggior credito del Comune per le spese di giustizia sostenute negli anni 2011, 2012 e 2013 anche in relazione all’incremento derivante dall’accorpamento delle sedi giudiziarie, e per contestare il meccanismo disciplinato da una legge del 1941, un norma di ben 72 anni fa, che consente all’amministrazione centrale di rimborsare solo in parte le spese sostenute dal comune e addirittura di sottrarsi a tale obbligazione per incapienza del titolo di spesa.

Circostanza questa che si sta verificando nell’attualità per effetto della spending review che ha tagliato del 75% il capitolo di competenza per il rimborso ai Comuni. L’Anci ha chiesto a tutti i comuni di bloccare i pagamenti e ha aperto un tavolo con il ministero, ma non sembrano esserci schiarite all’orizzonte.

“Il caso ha ormai una rilevanza nazionale”, spiega il legale del comune di Lecce, Luigi Quinto. “Tutto e nelle mani del Tar del Lazio, che sarà anche chiamato a decidere sulla questione di costituzionalità della L. n. 392 del 1941 sotto il profilo della violazione dei principi di ragionevolezza e di coerenza con il sistema del decentramento delle funzioni primarie dallo Stato agli enti locali, atteso che non è razionale che il Governo ed il Parlamento adottino i provvedimenti di riforma dell’organizzazione del servizio giustizia sul territorio facendo ricadere gran parte degli oneri connessi a tale riforma sugli enti locali”,.

 

 

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