Cronaca

Spiaggiamento delfini, il WWF scagiona trivelle e depuratori

LECCE- Questa volta lo sversamento delle acque reflue dei depuratori o le prospezioni geosismiche per la ricerca di giacimenti petroliferi, non c’entrano.

A far perdere la rotta ai delfini che, uno dopo l’altro, si spiaggiano sulle coste del Salento sarebbe un batterio. Il Photobacterium che causa l’infezione da Morbillivirus nei cetacei.

E’ il WWF Puglia a cercare di calmare le acque dopo le polemiche divampate nei giorni scorsi dopo l’ennesimo spiaggiamento dei cetacei più dolci e amati dalle persone.

Certo la dimensione del fenomeno che riguarda tursiopi, grampi e stenelle, preoccupa il mondo scientifico ma allarmarsi non risolve nulla.

LECCE- Per questo l’associazione animalista che monitora il fenomeno in collaborazione con le Capitanerie, Università e centri specializzati, mette i puntini sulle i. “Non abbiamo intenzione di avvalorare le molte teorie, a volte controverse e senza alcun riscontro oggettivo” dicono. “Per attribuire il fenomeno a una o più cause – spiegano dal WWF – è necessario eseguire sulla carcassa del cetaceo l’esame necroscopico, che richiede tempo e perizia, e collocare lo spiaggiamento in una casistica più ampia, per capirne la portata. Ecco perché la questione rimane irrisolta e non è possibile individuare nell’immediatezza del ritrovamento un causa specifica”.

Ma l’uomo, da par suo, pur essendo affascinato e incuriosito dai delfini, può assumere comportamenti che agevolino la vita dei cetacei e ne garantiscano l’incolumità: “non andare in motoscafo ad alta velocità, evitare il rumore dei motori poiché li disturba e li disorienta, non gettare rifiuti come i sacchetti di plastica che potrebbero essere ingeriti accidentalmente”.

La comparsa dei delfini sulle nostre spiagge si è verificata a Torre Colimena, a Porto Cesareo, a Torre Lapillo, oltre che in altri punti della Puglia come Torre Calderina e Gargano. Di qui l’appello del WWF alle istituzioni nazionali, regionali e locali, ad istituire un’Area Naturale Protetta perché è evidente che questa zona è una versa e propria nursery di specie che arricchiscono i nostri mari.

 

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