ORIA- Falsità e ipocrisie. Ma anche speculazione politica. Queste le novità nella querelle “Castello di Oria”, l’idillio tra maggioranza e opposizione, unite nel far propria una petizione da 2000 firme poi approdate in consiglio Comunale e quindi sfociate con l’accordo tra amministrazione e Procura sulle aperture extra del maniero posto sotto sequestro, è finito.
In un susseguirsi di eventi e comunicati stampa tra amici, ex amici e nemici, ovviamente politici, che meritano di essere riassunti. Primi giorni di Luglio 2013. L’imprenditore Angelo Lippolis lancia una petizione sul sito internet change.it. Richiesta: riaprire il castello di Oria e turisti e cittadini. In una settimana, la petizione raccoglie oltre 2000 firme.
La politica cavalca subito quella che diventa un vero e proprio fenomeno mediatico. 4 consiglieri comunali, Angelo Mazza, Ermanno Vitto, Tommaso Carone e Mauro Marino, presentano punto all’ordine del giorno ad Hoc. Il tema arriva in assise. E viene votato all’unanimità, in una sorta di tregua politica dal gusto bipartisan. Quindi, l’incontro tra il sindaco Cosimo Pomarico e il procuratore capo Marco di Napoli. Quindi, ancora, le aperture extra, 4, nel mese di maggio. E buone prospettive per il futuro.Vissero tutti felici e contenti? Neanche per sogno. Perché ad Oria, provincia di Dallas, serpeggia la convinzxione che si dovesse e si potesse fare di più. Lo dicono Carone e Mazza, accusando velatamente Pomarico di non aver fatto abbastanza. Ma ai consiglieri risponde ora Mauro Marinò, esponente centrista, che difende il suo sindaco.
Sigla dallas chiusura. Nella puntata di oggi, è proprio il ferraresiano a rispondere per le rime al duo Mazza – Carone.
“Ancora una volta mi ero illuso che fosse il bene del Paese il fine assoluto e primario, al di là del colore politico. E da tanto mi sentivo confortato, quando ho firmato la richiesta di un Consiglio Comunale ad hoc!
Pia illusione! – dice Marinò – Mi auguro che i Consiglieri Mazza e Carone si rendano conto che questo loro pericolosissimo gioco al massacro può avere conseguenze gravissime: sicuramente getta discredito sulla trasparenza, l’impegno e l’onestà dei tanti soggetti coinvolti e può compromettere seriamente quanto si è conquistato fino ad oggi, non da ultimo le aperture straordinarie già programmate! Forse è quello a cui miravano….non riuscendoci.
Insomma, il castello sarebbe stato utilizzato per scopi prettamente politici.
Il centrista si chiede … “che fine ha fatto lo spirito di coesione che doveva caratterizzare l’intera vicenda?
E’ morto agonizzante di fronte alla voglia di protagonismo, alla strumentalizzazione politica, agli egoismi personali e alle banalità!
Speriamo di poter contare su un minimo di ravvedimento, dettato dal senso di responsabilità di persone che sbandierano ai quattro venti il loro attaccamento al Paese “
Troppo facile prevedere una replica a stretto giro. Troppo facile, anche, mostrare qualche curiosa perplessità – come fa il blogger Franco Arpa – sulla pubblicità del Castello Svevo che, su Internet, appare come location ideale per ricevimenti e nozze. Senza licenza. Con i sigilli della Procura. Con una proprietà che, comunque con dignità, sta rimanendo in silenzio di fronte alal giustizia. Soprattutto, di fronte alla politica, tornata litigiosa dopo una breve parentesi.