LECCE- Ammontano a 2 miliardi di euro i debiti che le Asl di Puglia hanno nei confronti dei fornitori.Se da Roma, come è noto, arriveranno in rinforzo 183 milioni di euro per iniziare a saldare il debito totale, la restante parte resta lì, nell’attesa di essere coperta. E la lista dei creditori è lunghissima. Sono decine e decine per ogni singola Asl.
E una novità, certamente non positiva per gli enti sanitari, arriva dalla Corte Costituzionale.I giudici della Consulta, infatti, hanno stabilito che l’impignorabilità dei beni di Asl e ospedali è incostituzionale. Soprattutto per le Regioni in piano di rientro. Come la Puglia.
La sentenza cancella in un botto una lunga catena di provvedimenti (dalla Legge di stabilità per il 2011 fino al decreto Balduzzi dell’autunno scorso) e riapre le porte dei tribunali a tutti i creditori delle Sanità regionali, farmacie comprese.
Per la Consulta, in particolare, le norme sull’impignorabilità violano l’articolo 111 della Costituzione sul giusto processo, perché alterano «le condizioni di parità tra i litiganti, ponendo la parte pubblica in una posizione di ingiustificato privilegio e incidendo sulla ragionevole durata del processo».
E non è tutto. La Corte Costituzionale, ha ritenuto inutile temere che le azioni ingiuntive possano intaccare l’erogazione dei livelli essenziali di cura del Ssn, perché basta già la legge 67/1993 ad assicurare «l’impignorabilità dei fondi a destinazione vincolata».
Dunque ora i creditori hanno un’arma in più per ottenere il rispetto dei pagamenti. Chissà se questa sarà un’ipotesi che in Puglia qualcuno intenderà prendere in considerazione.