BRINDISI-Un tempo, questa, era la spiaggia dei brindisini. La zona balneare più bella della città. Oggi, su quel che resta della battigia di Sant’Apollinare campeggiano i rifiuti portati dal mare. Sullo sfondo, il rudere di Villa Skirmunt, un edificio di fine 800 conosciuto come “villa dei fantasmi”. La leggenda vuole che lo spettro di una donna vaghi in cima al terrazzo sin da quando macabri fatti di sangue, legati a intrighi e tradimenti, mandarono in pezzi la tranquillità degli Skirmunt, una famiglia di nobili polacchi che trascorreva i mesi estivi nel casino di campagna, a picco sul mare. Diventata in seguito di proprietà dei Monticelli, col passare degli anni, la villa è stata abbandonata e, nonostante le varie proposte di recupero e valorizzazione, come quella di realizzare un museo, nulla finora si è mosso. Ma è l’intera zona di punta delle Terrare ad essere pregevole sotto il profilo storico ed archeologico: qui sorgeva un insediamento capannicolo risalente all’età del bronzo, che può essere considerato a tutti gli effetti il primo della città di Brindisi. Lo testimoniano i cocci di ceramica locale e micenea di cui è ricco il terreno, e i frammenti di ossa di cervo che un tempo popolavano il capoluogo, utilizzati dagli uomini della preistoria per costruire utensili.
Solo una piccola parte dei ritrovamenti è stata recuperata ed esposta nei musei locali, ma purtroppo quest’area sottoposta a vincolo paesaggistico, è a rischio a causa dell’incuria.
Gli appassionati della materia auspicano la nascita di un parco archeologico.