TARANTO – Nel giorno della chiusura dell’11° altoforno delle industrie siderurgiche al mondo, ed il 2° per l’Ilva di Taranto, il movimento ambientalista Peace Link tira le somme sulla prosecuzione di acciaio, prima a livello mondiale e poi a livello locale, calcolando anche le conseguenze che fanno vedere un futuro, purtroppo, sempre più scuro, nel settore a causa della crisi del mercato dell’auto e dell’edilizia.
Crisi che ancor più rendono saturo il mercato dell’acciaio. Ma ecco il quadro, dai numeri esorbitanti come il dato secondo il quale si producono 300.000 tonnellate in più di acciaio rispetto al fabbisogno reale.
A tutto questo servono delle alternative, bisogna puntare alla ‘green economy’, serve insomma un ‘piano B’ che sarà presentato all’Università di Taranto in città vecchia.