LECCE – Una sosta salata solo per far cassa, per dividersi gli utili e senza dar vantaggio in cambio ai cittadini. Un aumento del costo del grattino motivato da un presupposto inesistente.
Carlo Salvemini ci va giù pesante e chiede al sindaco Perrone di annullare la delibera con la quale è stata disposta l’impennata del grattino a partire dallo scorso 1° giugno.
Il punto di partenza è il “grave documento economico” che il socio privato di SGM, al 49% posseduta da Igeco e F.lli Bertani spa avrebbe rischiato di subire se il Comune, socio al 51% non avesse adeguato al rialzo, in base agli indici Istat, la tariffa oraria per le strisce blu in città.
Quel presunto danno derivante da inadempienza contrattuale avrebbe potuto portare a eventuali richieste risarcitorie a carico di Palazzo Carafa. Da lì la necessità dell’aumento del grattino. Che per Salvemini porta beneficio concreto solo per il bilancio della società.
Guardando più da vicino i bilanci della SGM, d’altronde, la sola gestione della sosta tariffata copre già il 76% dei ricavi complessivi, con cifre che sono lievitate dai 2.475.155 € nel 2002 ai 4.350.540 nel 2011. Ciò che pare certo però è anche altro. Nel 2002 il socio privato ha versato una quota capitale di appena 253.060. Nel 2012, un decennio dopo, quando sono stati distribuiti gli utili tra i soci, con il riparto delle riserve straordinarie, ha incassato 1.500.000 € circa, come il Comune. Un tasso di rendimento, dunque, del 21%. molto meglio che se Igeco e Bertani avessero investito quei soldi in borsa o in titoli di Stato, visto che in quel caso, avrebbero intascato non più di 400.000 €.
E’ questo il motivo per cui per Salvemini il “business della sosta tariffata è stato la migliore delle scelte finanziarie possibili”. Ma il danno economico rimarrebbe a carico dei cittadini, specie in questo periodo di difficoltà economica. È il motivo alla base della richiesta di revoca della delibera, contenuta nella mozione depositata in Consiglio.