Cronaca

13 sotto un tetto: sfratto imminente e disperazione

LECCE    Lecce, piazzale Bologna. In questa casa, ogni giorno, si siedono a tavola 13 persone. È la famiglia Mele-Apollinare. 10 figli – di cui due ammalati – 3 nipoti ed altri 2 in arrivo. È una casa dell’IACP, l’Istituto Autonomo Case Popolari, con il quale i coniugi Mele hanno accumulato un debito di ben 28.000 €.

Ogni storia di indigenza porta con sè le cicatrici di una vita sull’orlo del baratro, ma questa è arrivata ormai al limite: tra un mese arriverà l’Ufficiale giudiziario per rendere esecutivo lo sfratto.

Maria è disperata: da brava mamma e nonna non si lamenta per la sua vita, durissima. “Noi adulti ci arrangiamo, possiamo anche non mangiare, ma i bambini no: devono avere cibo e vestiti”.

Ammette di non riuscire a pagare l’affitto da tanto, troppo tempo. “Ma come posso fare?”, chiede. Il marito ha lavorato 30 anni – una vita intera – in una ditta di pulizie ed oggi percepisce una pensione di meno di 300 € al mese. Insieme a quella di Maria, da invalida civile, raggiungono a stento i 1.000 €. Poi hanno due figli ammalati che necessitano di moltissime medicine. Alcune le passa la ASL, altre no perchè sono farmaci da banco. Dei dieci figli, solo una ha un’occupazione.

Va da sè che tutti, anche se non residenti qui, vanno da loro a mangiare e spesso anche a dormire.

Maria chiede uno sconto, se possibile. O anche una dilazione.

L’appello di questa donna arriva all’indomani della pubblicazione dei dati diffusi dal Ministero dell’Interno, che piazzano la provincia di Lecce al 2° posto nella Regione puglia, per numero di sfratti eseguiti nel 2012.

Il SUNIA, Sindacato Unitario Nazionale Inquilini e Assegnatari, torna a lanciare l’allarme: “Il disagio abitativo investe soprattutto famiglie meno abbienti, disoccupati, pensionati e giovani coppie. bisogna attivare un tavolo di concertazione sulla crisi abitativa a Lecce”.

La storia di Maria è l’apice di una situazione al collasso: non può certo passare il messaggio che l’alloggio popolare non si debba pagare, ma  al momento, una famiglia affranta e impaurita, composta da 13 persone, urla alla società tutta la sua disperazione.

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Foto di Stefano De Tommasi

 

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