Cronaca

L’alta velocità in Puglia arriva lentamente: tra 14 anni

BARI   –    Un Freccia Rossa in Puglia non lo si vedrà prima del 2027. E questo nella migliore delle ipotesi.  Bisognerà, dunque, attendere la bellezza di almeno 14 anni prima che quei treni che sfrecciano a 300 km/h possano permetterci di raggiungere in pochissimo tempo le stazioni del nord Italia. 

Un quadro che toglie ogni minima illusione e che è stato consegnato dall’assessore ai Trasporti della Regione Giannini, durante la seduta del Consiglio regionale. L’opera è titanica, ha spiegato il responsabile dei trasporti pugliesi, ma è vero anche che per ora c’è solo la metà dei fondi. Per questo occorre non fossilizzarsi sulla linea tirrenica dell’alta velocità e correre ai ripari rafforzando quella adriatica.

Giannini va oltre. Spiega che un primo potenziamento della tratta Bari-Lecce-Taranto è già stato finanziato ed entrerà in funzione entro il 2017. Ma questo è solo l’inizio. Potenziare la linea adriatica svincolandola da quella tirrenica dell’alta velocità, ha spiegato ancora l’assessore, vuol dire non consentire a Trenitalia di mortificare il Salento non assegnando treni più veloci perchè l’offerta delle reti è zoppa. E non è l’unico affondo alla società guidata da Moretti. “I servizi attuali sono scadenti – ha detto Giannini – e questo non è più tollerabile”.

“Trenitalia – ha concluso – ha preferito perdere in Puglia 17 milioni di euro che aveva a disposizione per modernizzare i treni  destinati al trasporto pubblico locale. Ma ora la linea sarà dura. I controlli si faranno più severi e si supererà il mezzo milione di euro di multe già raggiunto nel 2012 per l’inadeguatezza del servizio”.

Prima dell’argomento treni, il Consiglio ha affrontato anche un altro nodo da sciogliere del quale vi avevamo a lungo parlato.

L’incompatibilità tra le cariche detenute dal brindisino Marcello Rollo, subentrato in Consglio al posto del parlamentare Iurlaro. Ebbene Rollo è stato ufficialmente dichiarato incompatibile. Entro 110 giorni dovrà scegliere se restare presidente del Consorzio ASI o consigliere regionale. Economicamente – ritiene più d’un collega – gli converrebbe l’ASI.

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