Cronaca

Omicidio scomparsi, l’autopsia chiarirà gli ultimi dubbi

CAMPI SALENTINA (LE)  –  Freddati probabilimente a colpi di pistola, uccisi e poi gettati nella cisterna piena d’acqua subito dopo o qualche ora più tardi. Sui corpi ci sono dei fori di proiettile probabilmente, sulla schiena, ma ancora non è chiaro se siano fori d’entrata o d’uscita.

È molto difficile stabilirlo ad un sommario esame necroscopico dopo due mesi di permanenza in acqua.

Per questo si attende l’esito dell’autopsia che sarà eseguita lunedì dal Medico legale Alberto Tortorella per chiarire esattamente le modalità con le quali Massimiliano Marino e l’amico Luca Greco siano stati uccisi.

In casa dell’assassino, Mino Perrino, i Carabinieri hanno sequestrato un fucile legalmente detenuto e diverse cartucce. Ma probabilmente non è quella l’arma del delitto. Intanto, le indagini continuano per fare piena luce su altri aspetti di omicidio tanto efferato avvenuto per gelosia: innanzi tutto chiarire esattamente dove sia avvenuta l’esecuzione. Molto probabilmente, ma questo è da accertare, proprio nella villa tra Campi e San Donaci messa a setaccio il 4 maggio scorso dai Carabinieri, controllata palmo a palmo con un escavatore.

Un luogo sicuro, lontano da occhi indiscreti. Dopo aver chiesto un passaggio alle due vittime, con un pretesto l’assassino si sarebbe fatto accompagnare lì. Aveva le chiavi come dichiarato dallo stesso proprietario della villa che gliela aveva concessa in comodato d’uso: Perrino, contadino, si occupava del giardino e degli animali.

 I cadaveri poi potrebbero essere stati spostati di notte e gettati nella cisterna vicino al Cimitero di Campi dove sono stati ritrovati. Mino Perrino si è servito dell’aiuto dei due complici Franz Occhineri e Luigi Tasco per farli sparire e per dar fuoco all’auto, la Lancia Lybra ritrovata dopo qualche giorno incenerita nelle campagne della zona.

Il lavoro dei Carabinieri del nucleo investigativo, diretti dal Cap. Biagio Marro, e dei colleghi della Compagnia di Campi coordinati dalla Procura è stato difficile, ma alla fine si è venuto a capo della matassa. Fondamentali le rivelazioni di un testimone, amico di perrino, l’uomo che avrebbe assisitito a tutte le fasi della vicenda, in grado alla fine, di dare una risposta anche sul perchè dell’omicidio: quegli apprezzamenti fatti da marino alla sua donna, a perrino non erano proprio scesi giù e nella sua mente aveva probabilmente giurato vendetta.

Ma prima di arrivare al testimone i militari non hanno tralasciato nulla e a poco a poco i pezzi si sono ricomposti. Fondamentali le intercettazioni ambientali e l’analisi delle celle telefoniche che hanno individuato la posizione dell’assassino e dei suoi complici in quelle ore.

 

 

 

 

 

 

 

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