CronacaEconomia

Lidi nella bufera a Porto Cesareo, tutti in Prefettura

LECCE  –   Si sparano le ultime cartucce per salvare l’estate di Porto Cesareo. La bufera sui lidi irregolari, quelli su cui pende la ghigliottina del sequestro, sbarca sul tavolo della Prefettura di Lecce alla cui porta ha bussato l’Amministrazione guidata da Salvatore Albano.

Sarà, appunto, il Prefetto Giuliana Perrotta a fare da intermediario con la Regione, con l’Assessorato alla pianificazione del territorio in particolare, per capire come sbloccare la situazione dal punto di vista amministrativo e normativo.

Nell’incontro in mattinata in via XXV Luglio c’erano tutti: i rappresentanti delle quattro associazioni di categoria, Federbalneari, SIB, Consorzio Assobalneari e Associazioni Strutture Balneari di Porto Cesareo, l’Amministrazione e il suo consulente legale, l’Avvocato Pietro Quinto.

Il rischio è più che concreto. Rischiano di non aprire almeno 16 lidi, per cui ora il Comune dovrà predisporre una relazione analitica delle singole situazioni.

Vengono al pettine i nodi dell’abusivismo storico di Porto Cesareo. Nodi ora sotto la lente delle forze dell’ordine. Il sequestro eseguito nelle scorse ore dai Carabinieri della Compagnia di Campi salentina su due manufatti all’interno del lido ‘Conchiglia Azzurra’ è solo l’ultimo pezzo di un puzzle complesso.

L’onda lunga delle indagini della Procura potrebbe travolgere tutto il resto. Per questo è corsa al mettersi in regola. Attraverso una maxi sanatoria complessiva, anche temporanea. Ma non è detto che questo possa avvenire in uno schiocco di dita. I tempi della macchina burocratica sono lenti e la stagione è ad un passo. E, da non sottovalutare affatto, con il fiato sul collo della magistratura, c’è il timore di tecnici comunali e amministratori a mettere la propria firma in calce ad autorizzazioni non perfette. Non sembra più il tempo di poter chiudere un occhio. Solo qualche giorno fa, d’altronde, dallo stesso Ufficio Tecnico del Comune cesarino è partito un provvedimento di revoca di autorizzazione rilasciata.

Dunque, si cerca la via d’uscita per non mettere in ginocchio l’intera economia della marina ionica. La parola d’ordine è ottenere soluzioni accelerate, più veloci dei due mesi che solitamente servono per la segnalazione certificata di inizio attività, che ha sostituito la dia.

Nel parere fornito al Comune, l’Avv. Pietro Quinto ha segnalato la strada: per il permesso a costruire ci vuole troppo tempo. ma tutte le strutture balneari oggetto di ricognizione nel PUG, che ne sono sprovviste, potrebbero munirsi di un altro titolo edilizio, attraverso il ricorso alla procedura della DIA, oggi SCIA. E questo perchè lo stesso PUG ha ammesso la possibilità di interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria e di adeguamento funzionale per motivi igienico-sanitari. Regola che vale sia per gli stabilimenti su area demaniale che in quelli su area privata a ridosso del Demanio.

Presupposto per ottenere la SCIA, tuttavia, è la preventiva acquisizione delle autorizzazioni paesaggistiche, per le quali potrebbe essere ammissibile una procedura semplificata, poichè le strutture sono stagionali. La richiesta di aiuto dei gestori, accolta dalla Prefettura, però, ora aspetta di intravedere un’apertura dalla Regione.

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