Cronaca

Svolta a Porto Miggiano: opere sequestrate, tecnici denunciati

PORTO MIGGIANO (LE)  –    Nessuno probabilmente si aspettava una svolta così eclatante. La cala di Porto Miggiano finisce sotto sequestro, dopo i tanto discussi lavori di consolidamento del costone roccioso, costati 3 milioni di euro di fondi CIPE.

Nel registro degli indagati finiscono tre persone. Si tratta di Salvatore Bleve, dirigente responsabile dei lavori pubblici del Comune di S.Cesarea e responsabile unico del procedimento, di Daniele Serio, direttore dei lavori incaricato dalla società di progettazione Politecnica scarl, oltre che di Maria Grazia Doriana, amministratore unico della C.E.M. spa, ditta esecutrice.

Per loro l’accusa è di concorso formale in reato edilizio, in questo caso di lottizzazione abusiva di terreni in zona sottoposta a vincolo, in variazione essenziale, in totale difformità o in assenza di permesso.

La seconda accusa riguarda il reato di distruzione o deturpamento di bellezze naturali.

[portfolio_slideshow]

I sigilli sono stati apposti alle 13.30 dagli uomini del Nucleo investigativo per la protezione dell’Ambiente del Corpo Forestale dello Stato di Lecce, che hanno eseguito il sequestro penale d’urgenza disposto dai Sostituti Procuratori Elsa Valeria Mignone e Antonio Negro.

L’area interessata riguarda tutta la baia, la falesia a strapiombo e l’area sovrastante, dove è stata realizzata quella che è definita come una “rozza spianata presumibilmente destinata a parcheggio”. Il sequestro si è reso necessario per evitare la prosecuzione di eventuali lavori che possano “pregiudicare irreversibilmente lo svolgimento degli accertamenti tecnici in corso”.

D’altronde, sono “già state disposte – e tuttora in corso di esecuzione – le consulenze tecniche conferite proprio allo scopo di accertare se le opere di urbanizzazione realizzate sulla zona abbiano causato i dissesti, cui le attuali opere di consolidamento disposte dall’Amministrazione comunale dovrebbero essere mirate”.

Per i tecnici nominati dalla Procura, Dino Borri e Giuseppe Roberto Tommasicchio, infatti, c’è dell’altro. La loro tesi, contenuta nelle relazioni preliminari consegnate la scorsa settimana in Procura, è che questi lavori di consolidamento sarebbero serviti ad altro. Per la loro portata, sarebbero preludio ad altre opere.

C’è proprio questo alla base del provvedimento di sequestro. “Le opere marittime già realizzate – si legge nel decreto – non sono classificabili come semplici opere di difesa della falesia dall’azione del moto ondoso, in quanto le stesse non assolvono solo il compito di difesa, ma hanno anche l’evidente fine di creare una piattaforma ampia per lo stazionamento di persone e cose nell’ambito dei attività balneari”.

Proprio sulle piattaforme, inoltre, si precisa che hanno dimensioni “assai maggiori di quelle in progetto la cui funzione dichiarata era di accesso al piede per interventi di manutenzione”. Ma non è tutto. Per la Procura l’intervento comporta – ed è questa la nota dolente – “l’artificializzazione del terreno costiero, capace di modificare sensibilmente il regime idrogeologico” di superficie e della falda.

Quindi, per la realizzazione di opere definite di così “grande impatto”, in un’area di così elevato valore, è necessario (e sarebbe dovuto esserlo) “un’attenta disamina sull’esistenza preventiva di tutti i controlli ambientali indispensabili”. E questo perchè – si badi bene – lo stesso consulente ha potuto “ipotizzare sin da ora che gli accentuati fenomeni di dissesto in atto nelle falesie di Porto Miggiano siano dovuti alle rilevanti ed estese trasformazioni urbanistiche effettuate a carico del terrazzo costiero”. 

A cura di Tiziana Colluto 

Articoli correlati

Quattro furti a scuola in un mese, nei guai 17enne

Redazione

Angurie e caporalato, altro imprenditore arrestato. Braccianti pagati 1 euro al quintale

Redazione

Crollo abitazione ad Aradeo, esplosa bombola: muore anziana sotto le macerie

Redazione

Merine, via con il postamat: i ladri lo hanno trascinato legandolo ad un furgone

Redazione

Piano sosta, accuse incrociate e tensione in Consiglio

Redazione

Omicidio Noemi, un testimone a Mattino 5: C’era un’altra auto. Investigatori acquisiscono nuovi video

Redazione