LECCE – Avrebbe avuto bisogno di essere ricoverato d’urgenza in Rianimazione. Ma ha dovuto aspettare più di 12 ore prima di trovare un posto. Tutti i reparti della Puglia erano stracolmi. È l’assurda odissea che ha vissuto nella notte Umberto Striani, 83enne leccese, arrivato al Pronto Soccorso del ‘Fazzi’ in preda ad una grave crisi respiratoria, poco prima delle 18. Codice rosso.
Da allora l’attesa. Nessuna disponibilità negli altri ospedali della ASL di Lecce, nessuna disponibilità nelle province vicine di Brindisi e di Taranto. In serata, anche i tentativi a Bari e a Foggia. Nulla. Nessun posto libero. Si è dovuto procedere con misure-tampone, nella corsia del Pronto Soccorso del nosocomio leccese, dove l’uomo è stato intubato e dove i medici ovviamente, hanno fatto quanto hanno potuto.
Ore concitate che ritornano nel racconto diretto della figlia Giovanna.
Nessuna possibilità – stando a quanto riferisce la figlia – di poter spostare Umberto Striani in altre regioni. Insostenibile per lui un lungo viaggio. In mattinata, il posto in Rianimazione finalmente è stato trovato e si è proceduto al ricovero. Non però, senza possibili, future conseguenze.
Certo è che, al netto del singolo caso, la questione strutturale, rimane tutta. La Rianimazione, nella ASL di Lecce, ha bisogno di essere rafforzata? Ed è possibile che non si riesca ancora a sbloccare, ancora a Gallipoli, un reparto bell’è pronto da anni?
È questa la geografia della Terapia Intensiva nel leccese: 15 posti-letto al ‘Fazzi’, 4 a Casarano, altrettanti a Scorrano, 8 presso il ‘Panìco’ di Tricase.
E, appunto, altri 8 posti-letto congelati al ‘Sacro Cuore’ di Gallipoli, in un reparto ‘fantasma’, allestito nel lontano 2003 e dotato di attrezzature costosissime rimaste spente per 10 anni. Prima, probabilmente, per mancanza di volontà o pianificazione. Poi, dopo la stretta imposta dal blocco del turn over, per mancanza di personale.
“Il nostro sistema è dimensionato sulla base del fabbisogno mediamente necessario”, si difende il Direttore generale della ASL, Valdo Mellone. Che sull’Ospedale ionico ci va cauto: “Quel reparto verrà aperto, senz’altro – aggiunge-. Ma al momento stiamo ancora aspettando che si sblocchi il nulla osta per i 4 anestesisti e rianimatori già individuati e contattati. Se e solo se tutto dovesse filare liscio, i tempi si aggirano attorno ai 2 mesi”.