TARANTO – Resta fragile la tregua all’Ilva di Taranto dopo il vertice a Palazzo Chigi col Premier Mario Monti. Oggi partita doppia tra Roma e Taranto. Nella capitale, Ferrante vede i sindacati metalmeccanici. Tre le questioni sul tappeto: pagamento degli stipendi di febbraio agli 11.500 dipendenti dello stabilimento; adozione o meno di nuovi provvedimenti di cassa integrazione; piano industriale per l’attuazione dell’AIA.
Nel capoluogo ionico, invece, nella Cancelleria del Tribunale potrebbe essere depositato il provvedimento del GIP Patrizia Todisco, in merito al dissequestro delle merci – coils e lamiere – ferme dallo scorso 26 novembre.
Dopo che il Tribunale dell’Appello, giorni fa, ha sospeso il giudizio sul dissequestro ed eccepito alla Consulta l’incostituzionalità della legge che autorizza lo sblocco dei prodotti, quello del GIP è l’ultimo giudizio atteso, anche se pare improbabile che il Magistrato possa discostarsi dal pronunciamento già espresso da un organo di giurisdizione superiore quale è appunto, il Tribunale dell’Appello.
Si dovrebbe quindi avere una nuova eccezione di incostituzionalità. Ieri sia il Presidente della Regione, Nichi Vendola, che l’Assessore all’Ambiente della Regione Puglia, Lorenzo Nicastro, hanno proposto che l’Ilva chieda il dissequestro delle merci ma si impegni a vincolare il miliardo di euro, che è il valore delle merci, nella bonifica e nel risanamento degli impianti del siderurgico.
Per Vendola e Nicastro, questo è l’unico modo per tentare di uscire da un conflitto giudiziario che si sta radicalizzando con gravi prospettive per la tenuta della fabbrica.