CronacaEconomia

1.000 lavoratori in meno, sanità senza ossigeno

LECCE –  Sfiora quota mille il numero delle caselle che in soli due anni, si sono svuotate negli ospedali e nei distretti sociosanitari del leccese. 971, per la precisione. Sono quelle rimaste vacanti e mai coperte dopo il pensionamento di 465 dipendenti nel 2011 e 506 nel 2012.

A distanza di due anni, il piano di rientro e il blocco del turn over svelano la cicatrice più preoccupante lungo il dorso della ASL di Lecce.

Persone andate in pensione e mai sostituite: i numeri vengono fuori ora, alla vigilia del tavolo tecnico convocato per  le prossime ore a Bari, successivo a quello che si è già tenuto venerdì 18.

Mancano all’appello, soprattutto, operatori sociosanitari e medici, ma gli elenchi comprendono anche un gran numero di infermieri, tecnici di laboratorio, amministrativi.

La geografia delle tessere mancanti non è stata ancora compiutamente disegnata, ma la coperta troppo corta ha lasciato a nudo principalmente le corsie dei nosocomi e la rete dell’emergenza-urgenza.

È da questa che si intende ora ripartire. Uno spiraglio, infatti, pare possa aprirsi. Ma la luce in fondo al tunnel rimane fioca. Tanto. Ancora troppo. La Regione, infatti, sta trattando con Roma lo sblocco almeno di una parte delle assunzioni, con una quota del 15% rispetto al numero dei pensionamenti nel 2011. Ma a fronte di 465 rapporti di lavoro cessati in quell’anno, se ne potranno attivare appena 70. Si attende la deroga dal Governo, ma non è detto che arrivi.

In pole position rimane l’esigenza di coprire la direzione di alcuni reparti. Oncoematologia pediatrica, Chirurgia pediatrica di Casarano, Neurochirurgia, Cardiochirurgia e Medicina nucleare del ‘Fazzi’.

Partita a parte è quella relativa alle assunzioni a tempo determinato, su cui potrebbe arrivare la riapertura dei margini. Di quanto? Il calcolo è complicato, perchè si prevede di poter impegnare somme per il 50% della spesa dei contratti a tempo determinato del 2004. Ma quanto si è speso nel 2004 è tuttora un rebus, perchè in quel periodo le ASL erano ancora divise e la ricostituzione del fondo di riferimento pare essere più che difficoltosa.

È questa la questione che approderà a Bari sul tavolo dell’Assessore Ettore Attolini, cui spetta anche lo scioglimento dei nodi relativi al nuovo piano sanitario, materia che ha aperto il Consiglio provinciale, svoltosi in concomitanza con l’avvio vero e proprio del cantiere del nuovo ‘Fazzi’, dove è stato gettato giù il muro di cinta per fare spazio all’arrivo di gru e mezzi.

L’edilizia sanitaria al momento, però, pare essere l’ultima preoccupazione. Il taglio del punto nascita di Casarano e Gallipoli e la trasformazione delle UTIC in aree critiche è la vera emergenza, per cui il numero uno di Palazzo dei Celestini, Antonio Gabellone, chiederà a Vendola la sospensione della delibera regionale del 27 dicembre scorso.

In contemporanea, verrà convocata la conferenza dei Capigruppo in Provincia, per partorire una linea unitaria e condivisa anche con la Conferenza dei Sindaci.

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