TARANTO – Nuova scossa all’Ilva. I Riva, Patron Emilio e il figlio Nicola, fino a pochi mesi fa Vice Presidente del gruppo, restano ai domiciliari. Arresti confermati anche per l’ex Direttore di stabilimento Luigi Capogrosso.
Lo ha stabilito la corte di Cassazione.
Lo ha deciso la I Sezione Penale della Corte di Cassazione che ha respinto i tre ricorsi.
La Suprema Corte ha confermato l’ordinanza di custodia eseguita il 26 luglio scorso da parte del Tribunale della libertà di Taranto.
Quel giorno ci furono i primi arresti nei confronti dei vertici Ilva nell’inchiesta per disastro ambientale.
Un verdetto, quello della Cassazione, che per ora lascia agli arresti la famiglia proprietaria dell’acciaio italiano fino a scadenza termini custodia, salvo nuove azioni della difesa.
Una snodo giudiziario che a questo punto richia di ripercuotersi sul futuro dell’azienda. Dalla riunione del Consiglio di Amministrazione ieri a Milano non è trapelata nessuna decisione, ma voci insistenti a questo punto parlano di “sviluppi imminenti” e certo non positivi per lo stabilimento.
Ad oggi resta il divieto di vendere l’acciaio. L’area a freddo è ferma. Le commesse vengono ritirate. Le casse sono vuote. Gli scenari possibili non sono tranquillizzanti.
La fabbrica trema.
Migliaia di operai in cassa integrazione chiedono certezze sul future. Riprendono i presidi. L’azienda ha chiuso i cancelli della Direzione con un lucchetto. Le porte e l’accesso sbarrato anche ai lavoratori dei reparti che per entrare devono utilizzare altri ingressi.
La tensione torna a salire. E i sindacati che da giorni ormai contengono a stento l’ansia delle tute blu annunciano che presto riprenderà la mobilitazione operaia.
Il prossimo snodo è il pronunciamento della Consulta sulla legge ‘salva Ilva’.